Satine Rouge

Lunità di Taglia


Domani, 17 marzo, si festeggiano i 150 anni dell'Unità d'Italia.Mi raccomando: dite sempre Festa dell'Unità d'Italia, perché se vi dimenticate di specificare la location, potreste trovarvi in guai seri, visto che rischiereste di essere tacciati di comunismo, divenuto negli ultimi anni uno degli insulti più infamanti in questo Paese.Torniamo però alla festa di domani. Si chiudono gli uffici e si aprono i centri commerciali, come nella migliore tradizione delle festività italiane.Credo sia questo ciò che più importa ai lavoratori nostrani, un giorno di vacanza in più, magari se ci si attacca anche il venerdì si può fare un ponte di ben quattro giorni, poi la motivazione della  nuova vacanza è irrilevante.Il patriottismo, non so se sia chiaro, non è incluso fra le mie (pochissime) doti.Durante il monologo sull'Inno di Mameli di Benigni a Sanremo mi sono annoiata. Lui è un gran narratore, ma l'argomento non mi appassionava, non posso farci nulla.Non mi alzo in piedi, nè mi commuovo, quando quell'inno viene suonato.Soprattutto, e questo credo sia passibile di condanna penale, ritengo che l'eliminazione immediata della nazionale di calcio dal mondiale in Sud Africa sia stata sacrosanta, non solo da un punto di vista puramente calcistico.Ci tengo a specificare che la mia carenza di patriottismo non ha nulla a che vedere con le "idee" (molto virgolettato) professate dai tizi in camicia verde. Anzi. Trovo che il fatto di aver accettato le festa del 17 marzo solo quando hanno avuto il permesso di istituirne una il 29 maggio (anniversario della battaglia di Legnano e ora, pare, festa della regione Lombardia) sia tristemente infantile (tipo uno scambio di figurine: ti do Ibra se mi dai Messi). E mi vergogno di abitare proprio in una regione che può annoverare tra i suoi cittadini anche simili esemplari.Per quanto riguarda il patriottismo mancante, comunque, vi dico che non è sempre stato così.Una volta, anni fa, ero orgogliosa del mio Paese.Forse più del suo passato che del suo presente, del patrimonio artistico che rappresenta più della metà di quello mondiale, dei personaggi che hanno fatto immortale la nostra arte e la nostra cultura, della lingua musiciale e morbida che affonda le sue radici nella Commedia di Dante Alighieri.Non so bene perché adesso non riesca più ad entusiasmarmi nemmeno per queste cose.Forse perché il patrimonio artistico crolla nell'indifferenza generale, o forse perché ai versi di Dante Alighieri sono stati sostituiti quelli di Sandro Bondi.Forse perché al miglior presidente del consiglio degli ultimi 150 anni è bastato un decimo di questo tempo per sfasciare senza ritegno tutto ciò che nei secoli precedenti era stato costruito. E il peggio è che alla gente va bene così, oppure non gliene frega proprio nulla.Sta di fatto che, quando lo scorso anno un consigliere nazionale elvetico aveva proposto di annettere alla Svizzera alcuni territori di confine, quali ad esempio le province di Como e Varese, io, residente in uno dei territori coinvolti, non mi sono affatto indignata per l'offesa alla dignità dello Stato italiano, anzi.Il mio unico pensiero, del quale sono tuttora convinta, senza pentimento senza vergogna e senza ritegno, è stato: dove devo firmare?