Satine Rouge

La città dei sensi unici


Qualcuno di voi si è mai ritrovato a girare allegramente in automobile per l'amena cittadina lacustre di Como?Sì?E avete conservato la vostra sanità mentale?Beati voi!Non che io l'avessi mai avuta, è vero...ma non divaghiamo, è un altro l'argomento del quale voglio parlare, non è che dobbiamo sempre stare qui ad approfondire ogni dettaglio sulla mia psiche (cosa che manderebbe al manicomio Sigmund Freud, fra l'altro).L’ultima volta che sono stata a Como è stato più di tre anni fa.La caldissima estate da temperature record del 2003.Cercavo dei dati per la mia tesi di laurea. Un ente pubblico. E già lì si può intuire...Al telefono mi avevano assicurato che non era necessaria alcuna richiesta formale da parte del mio relatore. Così sono andata sul sicuro, avevo l’indirizzo del posto e il Tuttocittà, pensavo che non avrei avuto problemi. Eccetto essermi dimenticata il particolare che il Tuttocittà ti segnala sì le vie presenti, ma dimentica altresì di informarti su un piccolo, insignificante, trascurabile, dettaglio: se queste siano o meno a senso unico e, soprattutto, quale sia il senso permesso.Il mio perfetto itinerario su carta, nella realtà si è dimostrato assolutamente impraticabile causa sensi unici immancabilmente nella direzione opposta a quella a me utile, in perfetto accordo con il principio fondamentale che regola ogni episodio della mia esistenza: la Legge di Murphy.Ogni volta che, consultando l'utilissimo Tuttocittà, credevo di aver finalmente trovato la strada alternativa, mi imbattevo nell’ennesimo senso unico in direzione sbagliata. Alla fine mi sono chiesta se per caso non fosse una cospirazione dei cartelli stradali, che si giravano appena mi vedevano arrivare per farmi dispetto.Comunque, non so quanto abbia girato a vuoto per Como, quel caldissimo giorno d’estate. Un’ora, almeno, forse di più.Alla fine ho trovato un parcheggio, a pagamento ovviamente, e sono arrivata a piedi alla sede dell’ente. Se in quella giornata si può parlare di fortuna, diciamo che almeno il parcheggio non era troppo lontano. Insomma, un paio di kilometri, diciamo. Alla fine di questa personale Odissea (alla quale, ne sono certa Ulisse non sarebbe sopravvissuto) mi sono trovata davanti una stupida pseudo scienziata burocrate, la stessa con la quale avevo parlato al telefono, che mi ha detto che sarebbe stato meglio che ritornassi con una richiesta formale da parte del mio relatore.COOOOOOOOOOSAAAAAAAAAAAAA?????????La reazione più logica sarebbe stata di strangolarla e farmi consegnare i dati comunque. Non l’ho fatto perché non valeva proprio la pena andare in galera per omicidio volontario nei confronti di un essere inutile. E anche perchè, dopo averla strangolata, non avrebbe potuto darmi i dati.Me ne sono semplicemente andata. E mi sono fermata in un negozio sullo stesso viale, dove ho comprato una nuova minigonna. Taglia 40. Ai saldi. E mi sono calmata.Psicoterapia dello shopping ai saldi, fa miracoli, ve l'ho già detto (se poi entri perfettamente nella taglia in meno della tua solita, raggiungi la beatitudine assoluta)Sono tornata a casa e di quei dati non ho più voluto sentir parlare. Ho finito la tesi senza. Questo può dar l'idea dell'importanza che avevano. O di quanti capitoli della mia tesi io abbia scritto lasciando andare la mia fantasia.Certo che la fantasia funziona, visto che mi sono laureata comunque.E funziona anche parecchio bene, visto che ho preso 110 e lode.Comunque, per concludere, non sono mai più tornata a Como da allora.Ci sono miriadi di altri posti dove andare.Tranne Lecco, che ho scoperto uguale un paio di anni dopo.Ma questa è un'altra storia.