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politica e nonviolenza

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Relazione tenuta all'assemblea nazionale del mir (seconda parte)

Post n°6 pubblicato il 08 Maggio 2007 da bunciuk
 
Tag: mir

Situazione politica

Un breve cenno alla situazione politica mondiale: potrei fare un copia-incolla dalla relazione dello scorso anno; mi preme sottolineare comunque i seguenti aspetti: la ripresa della corsa al riarmo: la decisione di Putin di congelare il trattato sul disarmo, conseguente alla estensione dello “scudo antimissili”, atto gravissimo, preso in tutto segreto dai governi Nato, tra cui il nostro, dimostra come ormai si stia andando verso una situazione estremamente pericolosa.

Fallito il progetto di “new american century” rimane una posizione di privilegio e minacciosa degli Usa, a cui si oppongono in maniera più o meno diretta, più o meno chiara e alternativa, una serie di potenze che cercano il loro spazio e/o un recupero di posizioni egemoniche.

Quello che però è più chiaro oggi di alcuni anni fa è che non c’è nessun nuovo ordine internazionale durevole, e, se è vero che una situazione instabile è più aperta a sviluppi positivi, e che non è escluso a priori che si possa arrivare ad una gestione “concordata” dell’assetto mondiale con rivalutazione delle istituzioni internazionali, la situazione è aperta anche  a sviluppi ben più pericolosi, ad un aumento di tensioni, con il tentativo, da una parte di contrastare la potenza americana con le armi, dall’altra di difendere con le stesse quella posizione egemonica da parte Usa, soprattutto quando si è convinti di avere una netta superiorità in questo momento, che però potrebbe non durare a lungo. E qui sorgono i maggiori pericoli.

Non so se sono pessimista, ma in questo momento il secondo scenario, estremamente pericoloso, lo vedo più probabile del primo, per me auspicabile.

Non è solo il pericolo di un conflitto Usa Iran che mi preoccupa, ma proprio il deterioramento dei rapporti con Russia, domani anche Cina, mentre in una situazione di caos generalizzato ognuno cercherà di guadagnarsi in proprio quella che ritiene l’assicurazione per la sopravvivenza: l’arma atomica. Dopo Iran, (e direi di smetterla almeno noi con questa pantomima del nucleare civile; che se ne fa del nucleare civile un paese che naviga sul petrolio, e ha meno fame di energia dell’Italia?), toccherà ad Arabia Saudita, Siria, Giappone, e non si sa con precisione cosa abbiano i paesi dell’Asia centrale.

La ragione della campagna per il disarmo nucleare è che si tratta dell’unica via per sfuggire a questo piano inclinato verso l’apocalisse: la vedo come un episodio per porre al centro dell’attenzione la necessità di questo disarmo a livello internazionale, come un possibile inizio di un disarmo nucleare generalizzato; non servirebbe a molto riuscire a togliere 90 ordigni dal nostro territorio nazionale di fronte allo scenario indicato.

Ora occorre chiedersi: come poter deviare la tendenza verso il primo scenario? Non è un compito cui possiamo assolvere noi con le nostre forze, ma occorre anche qui che dei soggetti, sia a livello popolare e sociale sia di stato credano e spingano in quella direzione.

All’orizzonte io vedo solo qualche barlume di speranza con molte incertezze: sono l’Europa, il Sudamerica, l’India.

L’UE con tutte le sue contraddizioni è comunque il primo riuscito tentativo nella storia dell’umanità di una costruzione ideale dal basso di una nuova entità statale, basato sul consenso e non sulla forza: se pensiamo a cosa era l’Europa, teatro delle guerre più sanguinose, con popoli che da secoli si odiavano e si massacravano, solo 60 anni fa, bisogna togliersi tanto di cappello a chi ha avuto l’intuizione dell’Europa unita e l’ha perseguita. Si tratta di uomini che non erano nonviolenti, tutt’altro che rivoluzionari, ma che su questo, hanno avuto una grande saggezza e reso un grande servizio alla pace nel mondo. Come nonviolenti ritengo che dovremmo essere tra i sostenitori dell’UE come progetto politico federale, e vigilare su tutti i tentativi di fermarlo o farlo dissolvere.

Un buon progetto politico ma riempito di contenuti sbagliati: la caratteristica dell’Europa dovrebbe essere proprio quella sensibilità sociale, il suo messaggio al mondo quello della sussidiarietà: la costruzione che si sta facendo è invece tutta tesa a difendere il liberismo e ad annullare le conquiste sociali che pur sono costate “lacrime e sangue”; dunque: si alla costruzione europea, si ad una costituzione europea, ma no a questa costituzione. Guai se come nonviolenti ci aggregassimo e non marcassimo le differenze con chi rifiuta la costituzione dell’Europa per tutt’altri motivi.

Ma l’Ue potrebbe avere una funzione positiva anche in campo internazionale, per rivalutare le istituzioni internazionali, per proporre una politica di pace e non basata sulla forza. E’ ovvio che questa non è nonviolenza, non possiamo sperare che un domani vicino dei politici nonviolenti guidino l’UE  e gli stati membri. Ma il nostro ruolo deve essere anche quello di saper proporre obiettivi che vadano nella giusta direzione, che unica può espellere la guerra dalla storia, se mai ciò sarà possibile: la nonviolenza. Ma obiettivi che sono parziali e che possono essere condivisi e sostenuti da un vasto numero di popolo e di politici; in fondo la grandezza di Gandhi è stata proprio questa, aver coinvolto nel satyagraha anche chi nonviolento non era, aver trascinato politici, persone che erano anche lontano dal suo modo di vedere; è questo che dobbiamo capire quando parliamo di sbocchi politici della nonviolenza: questi possono venire solo se si sapranno proporre questi sbocchi anche a chi nonviolento non è.

Ritengo, pertanto, che la funzione dell’Ue per rendere il mondo più pacifico potrebbe essere importante.

Grossi elementi di novità oggi vengono amche dall’America Latina: gran parte di quei popoli e di quei paesi stanno avendo un atteggiamento sempre più critico nei confronti del liberismo, e sono sempre meno disposti a fare gli outsider degli Usa. Con mille contraddizioni, perché Chavez non è comunque il prototipo del politico democratico, in altri paesi continua a regnare la corruzione, ma qualcosa si sta muovendo e ciò è positivo. Potranno questi paesi proporsi un ruolo anche in politica internazionale?

Avevo citato anche l’India, perché, caduto il governo nazionalista, pur attraverso contraddizioni varie, mi sembra che quel paese possa puntare a recuperare un ruolo di punto di riferimento per vari paesi del cosiddetto Terzo Mondo (come era stato ai empi di Nehru) e perché la sua politica sia comunque centrata alla ricerca di soluzione diplomatiche anche nei confronti del conflitto col Pakistan.

Certo che da qui a dire che stiamo assistendo ad una inversione di tendenza ce ne passa.

Di fronte a queste cose così grosse e così distanti che ruolo abbiamo noi?

Anche qui, possiamo discutere di grande politica, anzi è bene farlo, anche più di quanto non abbiamo fatto finora, ma siamo ininfluenti, o meglio, la nostra influenza è infinitesimale.

Dovremmo però cercare di approfondire i temi sopra accennati, farne dei seminari di discussione, ricavarne conseguenze coerenti, proporre idee nuove e innovative che partiti e politici di professione potrebbero prendere a prestito.

Vedo 2 grossi pericoli: da una parte il massimalismo, dall’altra l’essere rinunciatari: con il primo la tendenza è quella a dire “tanto sono tutti uguali”; essa porta di fatto a rinunciare a fare qualsiasi azione o al cercare pervicacemente di porsi obiettivi irraggiungibili, quasi che solo in questa radicalità inefficace  possiamo trovare soddisfazione: è questa la cosiddetta “cultura antagonista”, che poi si riduce a crearsi un ghetto, dove di fatto non si da fastidio a nessuno, e così complementare ad un sistema tollerante-autoritario, che in tal modo può dimostrare quanto è democratico tollerando appunto anche i più ostili al sistema stesso, senza mai doversi mettere in discussione.

E’ un atteggiamento molto poco gandhiano che invece cercava sempre l’efficacia; dopo ogni campagna nonviolenta, dovremmo sempre chiederci “abbiamo fatto anche solo un passettino in avanti?”.

E’ il tema sottostante alle discussioni che ci sono state in rete lo scorso febbraio. Sarà anche vero che l’attuale maggioranza è stata estremamente deludente dal nostro punto di vista, ma rinunceremmo per questo a pungolarla? O pensiamo di trovare orecchi attenti nell’attuale centrodestra? Se pensiamo che l’Europa possa svolgere una funzione positiva in campo internazionale, ne affideremmo la guida a Berlusconi o Fini o Sarkozy, indifferentemente?

L’altro atteggiamento è la rinuncia alla politica: dalle istituzioni cerchiamo solo un po’ di finanziamenti per i nostri progetti, e per il resto continuiamo come se nulla fosse.

I nostri compiti

Per tornare al mir vorrei riprendere sempre dal discorso di Hildegard fattoci a Strasburgo quelle che lei ci suggeriva come opportunità del tempo presente (il riferimento era alle banche europee):

1)            l’opportunità di uno spazio in europa senza guerre ma con il compito di recuperarne i valori sociali: dunque lo sforzo per modificarne la costituzione:

2)            l’immigrazione: la necessità di giuste leggi, il rifiuto del razzismo, ma anche la grande opportunità per un lavoro interreligioso;

3)            l’importanza del decennio 2001-10 per l’educazione alla pace e alla nonviolenza indetto dall’assenblea generale delle Nazioni Unite e dell’introduzione dell’educazione alla pace in europa.

Per fare tutte queste cose bisogna però misurare le nostre forze: il mir  è adeguato ai compiti che gli si pongono davanti ?

Assolutamente no: occorre rafforzarlo.

Prima però vorrei ricordare i grossi passi avanti fatti in questi anni.

Dopo la campagna di obiezione alle spese militari, secondo me uno dei fiori all’occhiello dei movimenti nonviolenti italiani, densa di conseguenze politiche, e dopo la bella iniziativa della marcia “mai più eserciti e guerre”, è iniziata una fase di stanca del movimento, in cui sembrava impossibile ritrovare un motivo di azione comune caratterizzante; fase fatta di ordinaria amministrazione, a cui si è aggiunta una crisi interna che aveva fatto allontanare molti amici; fu nel pieno di questa crisi, che, inaspettatamente, venni eletto presidente, e da subito mi ritrovai di fronte ad una situazione in cui si rischiava la fine per esaurimento: ricordo la lettera ai soci “SOS Mir” in cui insieme alla segreteria lanciai questo accorato appello.

Da allora, non certo per merito mio, ma anche col mio contributo, iniziò una fase di lento ma costante recupero.

Lo scorso anno a Gricigliana, ci buttammo nell’impresa di costituirci come aps (associazione di promozione sociale), ma soprattutto mi parve di leggere una volontà di ripresa.

Oggi non basta fermarci qui; i prossimi anni devono essere quelli della crescita del mir e del ritorno dei giovani; altrimenti quelle crisi temporaneamente superate torneranno e, come nelle malattie, le ricadute sono sempre peggiori.

2 anni fa avevo proposto l’obiettivo dei 500 iscritti: purtroppo siamo ancora lontani da questo obiettivo, spero che il prossimo presidente possa essere in questo più bravo di me; ma occorre una collaborazione di tutto il movimento, soprattutto la consapevolezza che senza la nonviolenza organizzata le idee marceranno di meno.

Dunque chiedo a voi di proporvi il rafforzamento del movimento, in particolare tra i giovani. Abbiamo un patrimonio enorme da far valere, metterlo sotto il moggio, come dice il vangelo, sarebbe un peccato grave.

Propongo le seguenti linee direttrici

Lavorare per la diffusione della nonviolenza nelle chiese: l’evento del 6 agosto che stiamo preparando deve essere il primo passo, ma deve continuare il lavoro di approfondimento iniziato 3 anni fa su fede, tradizioni religiose e nonviolenza, vanno coinvolte le chiese, le associazioni, le parrocchie, le comunità: oggi sono queste che possono dare un grosso aiuto alla nonviolenza nel mondo; e le prospettive sono positive.

Il lavoro del decennio deve completarsi anche a livello istituzionale: un grazie di cuore va detto alla sede di Padova, che per alcuni anni da sola, e nella quasi ignoranza nostra, e di questo voglio fare ammenda a nome di tutto il movimento, ha lavorato sugli obiettivi del decennio, ha realizzato convegni e materiale, e oggi stiamo raccogliendo risultati proficui anche sul piano istituzionale; questo lavoro deve andare avanti e completare gli obiettivi del decennio, in particolare l’impegno adesso è per l’introduzione dell’educazione alla pace nei “curricula” scolastici.

Il lavoro di appoggio ai ccp (corpi civili di pace): è l’alternativa agli interventi armati, la parte propositiva di tutte le nostre campagne per il disarmo. Siamo stati tra i fondatori e i promotori dell’Ipri-reteccp; questo è però un impegno di lunga durata che richiede costanza ed attenzione.

I campi: come ho già detto sono una delle nostre attività più importanti, perseguite con più costanza, anche se ci sono stati momenti in cui il gruppo dei coordinatori e il movimento hanno viaggiato in modo autonomo; ora va continuato il tentativo di recuperare una piena integrazione tra queste fantastiche persone del gruppo coordinatori e l’insieme del mir. E’ anche l’attività attraverso cui ogni anno circa 100 persone, prevalentemente giovani, vengono a contatto con il mir: dunque nell’ottica di un rafforzamento del movimento van seguiti da vicino.

Approfondire il legame con l’ifor: mai il mir italiano si è avvicinato all’Ifor come in questi anni: 2 rappresentanti italiani al consiglio mondiale di Tokyo, la costante partecipazione agli incontri europei, la nostra MariaAntonietta che rappresenta l’Ifor all’Unesco. Il nostro legame con l’Ifor è una ricchezza che da maggior forza alle nostre campagne, che ci permette un costante contatto con la nonviolenza nel mondo, dunque un settore quanto mai importante

Curare la comunicazione interna ed esterna: è il punto attualmente più debole del movimento: io già lo scorso consiglio nazionale feci la proposta di creare un gruppo di lavoro sulla comunicazione che si occupasse dei vari aspetti: sito, comunicazione interna ed esterna. Ritengo importante che il movimento sia più presente nei media, si dia delle forme di comunicazione snelle ma efficaci, venga favorita la discussione all’interno. Oserei dire che per un’associazione la comunicazione (quella che una volta veniva chiamata stampa) è il settore più importante, ma ho l’impressione che al mir questo non sia sufficientemente compreso

So che per tutto questo occorre uno sforzo grande, ma non è grande la pretesa di diffondere la nonviolenza?

 

PACE    FORZA    GIOIA

Paolo Candelari

Presidente del MIR

 

Fano, 29 aprile 2007

 
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Anonimo il 27/07/07 alle 23:08 via WEB
Salve a tutti, Napoli Romantica, continua anche in agosto...
Venite tutti!!!
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Anonimo il 25/12/07 alle 23:40 via WEB
Auguri di un felice, sereno e splendido Natale dal blog Napoli Romantica...
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