Albe e tramonti

P... come pietà


Ci ho messo un po' prima di riuscire a trovare le parole. Avevo dentro la disperazione e un assurdo silenzio. Ho riempito pagine di disegni e di colori per trovare la strada in un buio che mi ha gelato il cuore. I camion dei soldati portano via le bare con i corpi dei nostri nonni e dei nostri genitori. Se ne vanno da soli, o meglio, in compagnia di altri corpi, ma senza di noi, senza il nostro ultimo conforto. Sarebbe più giusto dire ci lasciano orfani senza possibilità di appello: tutti un po' più soli.Allora qualche considerazione va fatta. Loro erano gli ultimi testimoni di un secolo pieno di avvenimenti. Avevano visto la guerra. Avevano fatto crescere l'Italia fino a portarla ad essere un Paese grande, industrializzato, il Paese che ci siamo ritrovato tra le mani.EErano i nonni dei nostri bimbi. Erano i nostri genitori. Erano i medici e gli infermieri con più esperienza. Erano gli imprenditori di sé stessi e i pensionati. Già erano... E noi chi siamo? Pietà.Siamo i figli del 2000, adulti così piccoli da non riuscire a piangere. Siamo gli eterni ragazzi che quando tutto sarà finito dovranno fare i conti con il vuoto. Scrivo per ringraziare tutti quelli che hanno lavorato per dare conforto e pietà a chi sapeva di non poter guarire. Queste righe sono per noi tutti, separati dalla malattia, e per chi ha curato i nostri cari al posto nostro. Scrivo perché sono venuti in nostro aiuto i cinesi, i cubano, gli albanesi, i russi e già so che a loro si aggiungeranno tanti altri: avete notato che sono quelli che per decenni abbiamo guardato storto chiamandoli immigrati che ci rubano il lavoro...Mi inchino e ringrazio. Vengono a dare una mano a chi li ha accolti o aiutati e non abbassano lo sguardo. Accadrà, so che accadrà, che il mio medico sarà di colore e sarò felice della sua competenza e umanità. Ho imparato la lezione. La pietà è cosa di ogni singola persona, tessera di un puzzle, dove non devono esistere confini. Qualcuno si affretta a dire:- anche noi aiuteremo solo chi ci ha aiutato.Male non avete capito nulla. Qui occorre capire che le guerre, le malattie e i bisogni della persona in quanto tale non hanno un nazionalità. Sono primari e basta. Pietà. Grazie ai privati che hanno fisicamente supportato la sanità con il proprio lavoro, con tante donazioni, con il volontariato. Grazie a chi ha lavorato per farci trovare pronto tutto quello di cui abbiamo bisogno.