S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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The merry marriage
Post n°242 pubblicato il 16 Marzo 2008 da sara_1971
Per una volta cerchiamo di fare le cose per bene e cominciamo dal principio. Sara_1971 viene invitata ad un matrimonio. Si incarta come una caramella, elimina dai suoi vestiti l’insopportabile tanfo canino, si trucca, costringe la Simo a prestarle scarpe e borse del valore di un brillante di Cartier e si avvia verso la sala. Nel tragitto viene intercettata dalla gagliarda Regina Madre. R. M. :Dove stai andando? Sara: Secondo te? Ad un funerale? R.M.: Spero non al matrimonio di Marianna. Vispa espressione di Sara con faccia a punto interrogativo: In che senso? R.M.: E’ domani, venerdì. Oggi siamo ancora a giovedì, casomai non te ne rendessi conto. Sara: Ma che dici? Certo ormai che alla tua età ormai fatichi a ricordarti le cose eh?! La vecchiaia è una carogna. Ho l’invito… ‘spè, dove l’ho messo… mannagg R.M. Fruga in un cassetto, estrae una bustina patinata e con fare serafico la porge a Sara. Sara inizia a maledire tutti gli sposi del mondo, uno ad uno come i grani di un rosario, e capisce di avere commesso un leggiadro sbaglio: il lieto evento effettivamente è previsto per la sera seguente. Passano 24 ore e la nostra ci riprova. Rewind: rileggere le prime quattro righe di questo post e mescolare il tutto con una telefonata di Erba che intima all’amica di riportarle immediatamente le teglie prestate in occasione del compleanno (in questo istante me le devi riportare, maledetta, altrimenti cancello il blog) ed insaporire gli accadimenti con una oretta di ritardo. Chiariamo subito le cose. Io odio i matrimoni. Se ci sono andata è solo per seguire il consiglio di un vecchio saggio che fa le corna con la bandana. Siamo sinceri: Silvio I ha perfettamente ragione. Sono stufa degli epatotossici che girano per casa mia, che tristezza i contrattisti pedanti che sdottorano nei viali del Campus, che barba gli operai con le tasche vuote che logorano la propria esistenza per un po’ di biada. Basta, mi sono stufata: voglio anch’io un milionario. Di quelli veri, mica cotiche. Bramo un esercito di maggiordomi da cui farmi riverire, pretendo un battaglione di colf da dirigere e una banda che attacchi la fanfara al mio passaggio. Tsk. Altro che canto notturno del pastore che vaga con le sue pecore nella campagna dietro casa mia. Già immagino i Parchitelliani inchinarsi al mio passaggio mentre Jay apre lo sportello della limousine (non sono una ingrata, apprezzatemi, la livrea gli calzerebbe a pennello). Quello di moglie di un milionario è il mestiere più antico del mondo, certo all’inizio è dura ma io imparerei in fretta: l’abito semplice e franco delle donne che hanno solo l’apparenza mi vestirebbe d’incanto, lo sento. E il mio cucciolo di miliardario con me sarebbe al sicuro: mai, davvero mai e per nulla al mondo, mi passerebbe per la mente l’idea di scrivere ad uno sporco foglio di carta straccia per lamentarmi di essere la metà di niente, giuro. … continua… |
Erba
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