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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

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Sara

 

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Vecchio Paz

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

Cuor di Carogna

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L'asta

Post n°605 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da sara_1971

Sara, come buona parte degli psicopatici, apparentemente ha una vita abbastanza ripetitiva nonostante La Vicina, apposta sul balcone come un condor, non manchi di rimarcare il fatto che c’la faemmn a chedd età jè vacant tant assduate non ava jess (traduzione: se la donna ad una certa età non è ancora maritata, proprio tanto perbene non deve essere: ah, la saggezza popolare).

I giorni feriali vengono trascorsi tra le mura accademiche, quelli festivi nella porcilaia pomposamente denominata Ristorante perciò spesso la monotonia della regolare alternanza dei due lavori viene spezzata solo dalle passeggiate serali con il branco.

Premessa: so che la vostra fervida fantasia vi spinge ad immaginare una scrittrice del mio calibro intenta a creare le sue opere davanti ad un camino acceso con una tequila sunrise sulla scrivania ed un cane accucciato ai piedi ma la verità è un’altra.

Dunque.

Credo che Dio abbia inventato i cani una domenica piovosa.

Come ogni giorno festivo Sara torna a casa stravolta da una mefitica giornata trascorsa al ristorante e ad attenderla trova un’orda di cani inferociti dal digiuno e dalla prolungata solitudine. Un attimo dopo essersi spogliata ed aver indossato la sua meravigliosa veste da camera (collezione estiva: maglietta sdrucita e mutande, collezione invernale: maglione infeltrito e leggings tarmato) ricorda con orrore di aver dimenticato di acquistare i farmaci salvavita necessari al penultimo quadrupede arrivato in casa_1971: un orribile cane meticcio affetto da epilessia costato di spese mediche quanto il figlio di selezionatissimi genitori vincitori di mostre cinofile. Perciò a malincuore (leggasi: imprecando contro tutti i cani sopravvissuti da Noè in poi) si riveste e si dirige verso la farmacia di turno trascinando con sé la bestiaccia.

Postilla sociale alla Zola: casomai te ne fossi dimenticata capisci di trovarti in un Quartiere che non ha nulla in comune con le aiuole fiorite di Parchitello perché all’ingresso della farmacia una ragazzina molto (molto) giovane ti allunga una ricetta stropicciata e ti chiede il favore di prenderle un medicinale per la mamma. Ricetta che, ad una sommaria e distratta occhiata, risulta immediatamente essere una prescrizione per la pillola del giorno dopo. Ma tralasciamo.

(Intermezzo: vuoi la frequentazione con individui famigerati nel quartiere - Geghe e Jay -  vuoi il mutuo, vuoi il fatto che ogni settimana io sia costretta ad acquistare una inquietante mole di farmaci che farebbero impallidire persino l’eroinomane più  incallito, il risultato è che tra me e il farmacista non c’è mai stato, e mai ci sarà, un gran rapporto).

Nel frattempo irrompe l’uragano: Sara, naturalmente, è senza ombrello perciò arriva a casa con un sano colorito da sfollata del Belice e lì trova ad attenderla gli altri due quadrupedi che ancora aspettano la loro passeggiata serale: le unghiate sulla porta di casa sottolineano il loro impetuoso desiderio di svago. Dopo averli doverosamente puniti per lo sfregio domestico (per le punizioni corporali di solito uso la gamba del tavolo Ikea che gli stessi scellerati mi hanno rosicchiato) Sara si incammina sola soletta sotto il fortunale: abitando in un quartiere non propriamente residenziale l’Ipocondriaco si chiede spesso come mai io non sia stata ancora fatta a pezzi ma grazie alla presenza dei cani e al mio aspetto sciatto e trasandato, ho capito di richiamare due grosse paure dell’occidentale medio: le malattie e gli zingari, perciò è raro che qualcuno si avvicini. Al rientro si asciugano alla meno peggio 12 zampe fangose e finalmente si ha il diritto di gettarsi sotto la doccia.

Ora.  

Tutto questo post per dirvi che se già avere un cane è un impegno non indifferente, averne tre è un’emozione che potrebbe provare solo un fanatico religioso di Salem davanti al rogo di un presunto infedele.

Perciò logica vorrebbe che qualora una pezzente della risma della scrivente si trovi per sbaglio in un canile con quattrocento (quattrocento) poveracci rinchiusi in condizioni di estrema sofferenza tiri dritto senza guardare troppo a lungo nei box.

Ma la logica, si sa, non mi appartiene. Ed è per questo che mi sono portata a casa l’ennesimo relitto. Lo so, lo so, ci siete abituati. Però leggete sotto (fino in fondo) e, nel caso foste interessati, contattatemi - grazie.

 

I canili pugliesi sono spesso dei lagher senza via di uscita per i cani: SE sopravvivono, è solo grazie ai volontari che negli anni hanno raccolto e curato centinaia di animali abbandonati, buttati nei pozzi, lasciati legati nelle campagne, incidentati, bruciati vivi o dimenticati chiusi in qualche cascina abbandonata. Un lavoro immenso fatto di grandi e costanti sacrifici, ma soprattutto un lavoro silenzioso a cui è difficile che qualcuno renda merito.

Le foto qui sotto sono di 4 bestie sfortunate rinchiuse in un canile barese in cui le adozioni sono rarissime (ci sono cani incarcerati dal 1996) e dove, tra l’altro, i volontari non vengono fatti entrare con facilità. Sono quattro animali magnifici tra l’altro anche molto socievoli: se voleste adottarli potrei eventualmente aiutarvi nella procedura. Nel caso invece non foste nella condizione di prenderli con voi potreste effettuare una donazione: anche se molto piccola, potrebbe comunque salvare loro la vita.

1

2

3

INOLTRE STAVOLTA l’eventuale adottante insieme alla bestia quadrupede porterà a casa anche un coupon valido per una serata indimenticabile con la bestia bipede qui digitante.

A questo proposito alcune doverose precisazioni:

La cena non include il dopocena: non sono arrivata al punto di prostituirmi per l’adozione di un cane (anche se poco ci manca);

Se pensate di uscire a cena con la scrivente per poi buttare il cane nel primo cassonetto sappiate che Sara all’occasione sa trasformarsi in un gatto attaccato ai maroni, quindi cercate di trarre da soli le debite conclusioni.

Detto questo pensateci, è un’occasione che (spero per voi) potrebbe non capitare mai più.

 
 
 
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