S_CAROGNE

SUPERQUARK De rerum natura


Correva l’anno 1985. Erba incontra Sara. Al liceo.  Esteticamente non siamo cambiate troppo, siamo certamente meno anni ottanta, ma siamo essenzialmente noi. Da adolescenti sapevamo simulare perfettamente il dolore ascoltando The Smiths vestite a lutto. Ma il meglio di noi stesse lo mostravamo nelle conversazioni telefoniche (quante volte ci hanno disturbate con la chiamata urbana urgente …), soprattutto nei giorni di pioggia quando addirittura noi rinunciavamo al motorino, e nello scrivere frasi, prevalentemente altrui e rigorosamente drammatiche, sul diario dell’altra. Sara non era come la famosa Beth una “piccola tranquillità”, e i miei tentarono timidamente di arginare la mia devozione nei suoi riguardi, forti delle nozioni apprese su Due più, la rivista per i genitori post sessantottini. La prima volta che mi hanno concesso di dormire da lei mi hanno accompagnata, salutata solennemente e guardata varcare la soglia del portone come se fosse un addio. Successivamente la loro apertura mentale li ha aiutati a sopportare il fatto che ricevessi numerose cartoline e lettere intestate alla cara troia puttana Erba con deliziosi disegnini di topoloni che salutavano il postino, telefonate alle due del mattino (vi rammento che parliamo di telefonate al fisso), simpatiche improvvisate in mia assenza il sabato sera (più volte l’ho trovata a conversare con i miei al rientro da un’uscita). Perse qualche punto anche dopo avermi aiutata a  stilare la lista degli invitati al mio diciottesimo compleanno; i miei basiti commentarono “come si possono avere 150 amici intimi da invitare?” Forse anche a voi è capitato di incontrarla. Nel traffico caotico della rush hour c’è qualcuno incazzato alla guida della sua auto. Chiunque si trovi sulla sua traiettoria merita una bestemmia, anche se è incolpevole. Sara è “qualcuno”. Voi siete “chiunque”. E spero per voi che non abbiate una multipla (lei la odia), che non abbiate qualche chilo di troppo (lei vi consiglierebbe a squarciagola una dieta) e che non stiate parlando al telefonino (crede – come ogni barese che si rispetti - di essere la sola a riuscire a farlo in auto).  L’odio verso la  categoria “strafiga ventenne in Smart ” è dettata più che dall’innegabile antipatia del soggetto dal fatto che “cosa cazzo avrà mai da fare?”.  Ah! Se appartenete alla categoria “tipo che parla al cellulare” e possedete un peluche che ondeggia goffamente,  la sua ira sarà funesta.  Ha due pregi: colleziona randagi di ogni specie e ride fino alle lacrime. Ha due difetti: per star dietro ai suoi umori occorre fare degli schemi come se si stesse leggendo un romanzo russo (roba da far girare la testa anche a G-mail) e il suo credito telefonico è decisamente effimero. Il resto lo sapete già.