S_CAROGNE

AUTENTICA_MENTE


Allora. Oggi vi parlo un po’ di blog. Che due palle penserete voi, non se ne può più. E magari avete anche ragione, perché ogni blogger che si rispetti vive una forma di più o meno prominente di narcisismo (più) che lo spinge a specchiarsi nel proprio fetido stagno, moltiplicandosi in infinite immagini riflesse del proprio ego. E alla lunga la cosa stanca, diciamolo.Considerando il proliferare di predicatori, donzelle depresse e verità cercate con furore, dare un’occhiata ai blog significa osservare il disagio esistenziale in tutte le sue perverse varietà: con amore e perseveranza, contornati da Cherubini e Serafini, si mette mano alla propria parte dolente e la si espone nell’ecosistema virtuale, qui dove  belladentro significa forse qualcosa o forse no.E questo è uno sporco lavoro che i blogger hanno il privilegio di poter fare.Certo a volte conforta sapere che qui c’è qualcuno più sfigato, più idiota per cercare di fare dell’ingiustizia ironia. Qui, dove tutti navigano in cerca di figa e mazzi, tra parabole bibliche senza possibilità di ravvedimento e fugaci aggregazioni del malcontento, vige l’immediatezza della conoscenza, una facilità che spesso diventa sinonimo di superficialità (non facciamocene mancare uno di luogo comune): metti 5 o 6 punti esclamativi per esprimere contentezza, un paio di faccine tristi per mostrarti addolorato e hai comunicato mezza te stessa in qualche click. Eppure.Eppure credere che questo sia solo un mondo irreale e distorto non sarebbe giusto. Semmai è un pianeta speculare a quello che c’è lì fuori, quello che ci teniamo fermamente a voler distinguere da questo ogni qualvolta accendiamo il monitor. Manca di concretezze, siamo d’accordo, mi sembra giusto dirlo.  E credete ce ne siano tante lì fuori?Datemi una maschera e vi darò me stesso: chi l’ha detto?Come dite? Io?Beh, io è un po’ come se avessi disegnato col gesso la linea bianca intorno al mio cadavere, donando le cellule peggiori al contorno, e loro poi fossero cresciute e diventate autonome.E adesso la mia immagine è lì che mi fissa dalla superficie delle acque melmose. E si ribella all’idea di dovermi appartenere.E di solito è quando fai di tutto per prendere le distanze da qualcosa che ci sei dentro fino al collo.  PS: Che dite mi farebbe bene starmene un po’ lontana dal blog? Sì eh?Beh, è quello che ha pensato anche il DIR: parto per lavoro e starò via qualche giorno. Vi lascio l’Erba, fatene buon uso!