S_CAROGNE

Sola andata


Per farmi compatire per bene vi racconto come sono andati i fatti. Siamo partiti in 4: io, una collega, un illustre Prof di qualche anno meno giovane di me (stiamo parlando di Sara quindi il termine anziano è bandito) e la venerabile figlia del Dir, aggregatasi all’ultimo momento per scroccare un passaggio nella capitale d’Italia.Toglietemi innanzitutto una piccola curiosità: quanto ci mettete solitamente per la tratta Bari-Roma? 4 ore? 5? 6? Bene. Noi abbiamo impiegato quasi 9 ore. Per l’esattezza 8 ore, 40 minuti e qualche manciata di secondi (i più superstiziosi possono giocare i numeri sulla ruota di Bari senza nemmeno consultare la Smorfia).Perché? Con calma, ci arriviamo, non siate impazienti suvvia.Innanzitutto la compagnia. La collega: ha il pallino dell’evangelismo quindi mi sono dovuta sorbire una sorta di enciclica personalizzata circa l’autorità del papa, il sacerdozio universale dei fedeli e via dicendo, cose che appaiono indigeste sempre, ma ancor di più di prima mattina.Il giovane Prof: nel gergo Il Dottore, capello argentato, occhiale di tendenza, look stile Flavio Briatore appena tornato dalla sardegna in jet, con una personale interpretazione del termine colore associato al sostantivo buongusto.La figlia del Dir: esempio lampante di degrado intellettuale e analfabetismo di ritorno il cui unico talento sembra essere quello di impiegare parole di cui non conosce assolutamente il significato (grazie a lei ho appreso che “incirillico” è una parola unica. Esempio: che lingua parli? Il francese. E tu? L’incirillico. Non sto scherzando, badate) .Al volante Briatore: si sa, nelle lunghe tratte è fondamentale che alla guida ci sia un uomo.Dopo due ore di piacevole viaggio il dramma: foriamo.Istantaneamente si raffredda l’allegra euforia da gita fuori porta.Risulta subito palese la necessità di cambiare la gomma.È in questi momenti che capisci che armonia e concordia universali non sono proprie della condizione umana e, sfortunatamente, le parole collettività e divisione dei compiti non dicono granché agli esseri bipedi.La collega resta catatonica sul sedile con in mano le ultime profezie di Ezechiele, la figlia del Dir (mostrando profondo disprezzo per la mia santa pazienza) continua a dialogare col ragazzo come se nulla fosse accaduto, Briatore rinuncia ad un traguardo esistenziale al quale molti uomini d’onore ambirebbero, adducendo come scusa un problema di tipo freudiano con il padre mai risolto (mio padre non mi ha mai permesso di farlo. E certo, perché invece mio padre a Natale mi regalava il cric, deficiente!)Siccome mettersi d’accordo sembrava brutto non abbiamo neanche dovuto fare ambarabacicicocò per decidere a chi toccasse espiare i propri peccati tra i bulloni. Adesso indovinate  un po’: tra i partecipanti alla gita chi ha dovuto spezzarsi le unghie fresche di manicure Revlon 06 sulla Bari-Roma?Volete un aiutino? Vi dico solo che la tipa in questione ha un blog su Libero, non è evangelista e ha un padre casalingo.Bene, in ogni caso sappiate che per il ritorno mi sono munita di Polonio. Che avete capito? Quello di Shakespeare…