S_CAROGNE

Recensioni - Klito


Già già. A trenta anni si è ancora ragazzi (a proposito: vi ho mai detto che voglio fare la velina?), la frenesia del mondo moderno, le seduzioni modaiole, il consumismo, la televisione bla bla bla.  E siamo tutti d’accordo, ok. Ma di qui a definire “Klito”, il libro partorito con evidente sforzo da Giuseppe Carlotti, una confessione generazionale, permettetemi, ce ne passa.Il protagonista, un giovane manager beffardo e sarcastico, vanta un tenore di vita particolarmente elevato fino al giorno del suo licenziamento, che diventa causa di un grande mutamento nella sua esistenza (originale!). L’alter ego di Carlotti, che inizialmente si trastulla tra tavoli di ristoranti di lusso con tracolla Gucci zeppa di psicofarmaci, si tramuta nella seconda parte in barbone violento a caccia di femmine nei locali notturni.La voce narrante vorrebbe essere psicotica e invece si rivela ricca di scazzo e povera di creatività.La conclusione, affidata alle lettere rivolte ad un sedicente alieno di nome Accasetteventicinque, è che questo mondo corrotto non se la passa affatto bene. Ma dai!? Davvero?!Chiamarlo romanzo è davvero troppo: è giusto definire questo libercolo modaiolo una compilation pacchiana di pagine vergate da uno psicopatico. Ecco, potrei averle scritte io, niente di nuovo. L’incontro con il lettore genera frustrazione e rivela un pantofolaio dello scrivere accuratamente nascosto dietro amabili bugiardini dei farmaci spacciati per spunti  narrativi.Ciò nondimeno ha i suoi pregi.Si legge in due giorni. E certo, visto che è scritto con un carattere che premia il lettore presbite e tra le righe c’è spazio a sufficienza per copiaincollare l’intera Divina Commedia visto che l’interlinea è quadrupla.Se associato ad uno qualsiasi dei libri di Melissa P può rivelarsi utile nel fermare la traballante gamba del tavolo in pregiato massello della vostra distinta cucina. A questo punto sorge spontanea una domanda: perché lui sì e noi no? Perché perchè perchè?Di qui la nostra decisione di scrivere un libro. Abbiamo già tutto in mente: parlerà di due giovani bloggers che dialogano tra loro e scrivono post al loro alieno inconscio.Lo intitoleremo L’ Erba che Sarà.Si venderà in edicola, a fascicoli, e nella peggiore delle ipotesi, opportunamente rollato, potrà essere fumato nei momenti di maggiore tensione emotiva nella riservatezza del cesso della propria casa.