S_CAROGNE

Capovolgere prima dell'uso


Sciò, sciò, state lontani, oggi ho la peste.Rinchiusa nella cella di questo enorme alveare sento le mie fratture creparsi ad una ad una mentre appollaiata sulla seggiola disegno l’alacre sagoma della mia collera.Il pregiudizio, si sa, non è dono che può stare in una sola mano, bisogna passarselo l’un l’altro per non mandarlo in pezzi, barattando selci con pelli di pecora, civilizzando indigeni e promulgando leggi, per erigere villaggi dalle solide fondamenta, legittime discendenti di quelle passate.Che suono ammaliatore è quel confortevole rollio di certezze su cui beccheggiare, sono parole necessarie quelle che ci hanno insegnato a pronunciare per tracciare i confini indispensabili tra le nostre ossa e quelle altrui: agibili, tutte d’un pezzo e soprattutto pronte all’uso.Che benedizione il taglio netto delle forbici al posto dell’orlo sfilacciato, che sicurezza la rivolta che non penetra nella fortezza. Occorre separare, separare sempre: l’incisività è propria della lama, a volte basta dire a chi si è attaccati per definire quel che si è diventati. Piacerebbe anche a me, eccome se mi piacerebbe, sgranare i giorni delle cene messe insieme con i pranzi, delle minestre riscaldate e dei guai lontani dagli angoli per infilarmi nella soluzione adeguata come una pecora nell’ovile, riuscendo alfine a spuntare la matita appena un attimo prima di poggiarla sul foglio.Se rinascessi oggi chiederei la grazia.