S_CAROGNE

Vacanze romane


  Faccio la spesa. Il mio cuore è altrove, c'è il sole, è quasi primavera. Non sono né un agnello né un'amante clandestina, quindi dovrei farcela a superare anche questa Pasqua. Memore della saggezza popolare che recita “Pasqua con chi vuoi”, decido di organizzare una settimana evitando mia suocera e Sara. Per il resto non ho particolari preferenze, so accontentarmi e badare al rapporto qualità/prezzo. E così decido di partire, anche per sfuggire a quegli strani meccanismi tutti femminili che inducono a fare le grandi pulizie solo a Pasqua e due settimane prima di partorire. Inoltre, partendo, i miei amici non si sentiranno in dovere di riempire la mia umile dimora di uova di Pasqua destinate ai pargoli di cui rivendico la maternità (l'anno scorso raggiungemmo quota 14). La meta è la capitale: tutti conoscono qualcuno a Roma, e io ho la fortuna di avere un amico carino, dotato, oltre che di fondo schiena da urlo, ma questo lo dico solo perché la mia sodale si mangi il cappello, anche di una deliziosa luminosa casetta con tanto di terrazzino nel quartiere Pigneto. Solitamente quando andiamo a trovarlo riduciamo al minimo le visite a chiese e musei (che non finiscono mai) e ci lasciamo contagiare dal suo ottimismo, chiacchierando amabilmente e spensieratamente per ore. Lui è di quelli dal sorriso sincero, in perenne movimento, che non risponde mai “si tira avanti”, e trasforma ciò che tocca in oro. Misteriosamente con noi si rilassa, ci fa ascoltare Ben Harper e ci fa perdere nei suoi progetti, perché ha sempre un lavoro in corso, ma non è ambizioso, piuttosto sinceramente entusiasta. Quando, quindici anni fa, ha fatto capolino nella mia vita durante la mia giornata più difficile, mi apparve come un dono, anche se nessuno dei miei amici avrebbe puntato su questo nuovo rapporto. Troppo seriosa e rigorosa io, troppo allegro e non convenzionale lui. Invece la vecchia storia dei vasi comunicanti ha funzionato: da lui ho preso ondate di energia positiva, non annunciate da grandi discorsi, quanto dimostrate con piccole attenzioni nei momenti più opportuni, e sguardi rivolti a me, solo a me; io ho rappresentato un po' la sorella maggiore, che non giudica, solo informa di quello che solitamente è ritenuto più saggio fare e negli anni ho rappresentato per lui una certezza. Smussare reciprocamente gli angoli più acuti del nostro carattere è l'obiettivo raggiunto.