S_CAROGNE

Cottolengo


C’è una sola cosa che mi inquieta più di quanto in passato mia abbia angosciato recarmi al quotidiano appuntamento lavorativo con il suoro ed è il ritrovamento davanti alla porta di casa di una scatola di cartone legata con lo spago, crivellata di buchi e verosimilmente piena. Nella scatola di solito può esserci qualsiasi essere vivente (il mistero dell’esistenza, la scintilla della vita tanto per restare sul filosofico) e solitamente viene deposta sul luogo del misfatto da esseri alieni alla nostra civiltà. Non c’è modo di sapere il contenuto del pacco in questione se non quando è troppo tardi ovvero dopo averlo aperto. Quale intento spinge l’anonima mano carogna ad imbucare al civico 118 (mi punge vaghezza che il mio destino sia scritto nel numero inciso sulla targhetta) il reperto? L’imperscrutabilità del destino, l’indeterminatezza della nostra misera vita o semplicemente la tendenziosa voce che nel quartiere mi vuole una sorta di crocerossina underground che apre le porte del suo già mesto ricovero ai bisognosi? Appena ho preso coscienza del ritrovamento ho lasciato una scia di gasteme e imprecazioni dietro di me tale da spingere Lucifero in persona ad annotare con estrema soddisfazione la mia anima sulla sua lavagnetta. Ai più curiosi dico che nel cartone è stato ritrovato un canide mechato femmina, macilento e probabilmente gravido, ricoperto di parassiti delle dimensioni di graziosi coniglietti. Attualmente le soluzioni che la mia irata mente ha concepito spaziano dalla sperimentazione animale alla macellazione islamica. Ora. Sarò sincera. Sono un po’ stufa dell’aria da bohémien che circonda la mia vita e che impedisce un confronto costruttivo con la mia piccola e fragile parte raziocinante. A parte che per incarnare appieno il modello di scrittrice maledetta dovrei vivere sepolta da Cocktail Martini e vezzi intellettuali e non certo in un cottolengo devastato da creature sconsacrate, in ogni caso mi preme sottolineare il fatto che in questa versione trasandata di un romanzo di Dickens siamo diventati oggettivamente troppi, nonostante (fortunatamente) un paio di mesi or sono sia deceduto il cane del tossico (dal significativo nome di “Colera”) che ora riposa in pace nel giardino dei miei ignari genitori. (Regina Madre: ma cos’è questo odore? Sara: Niente, sarà la fogna). Morale: ho diviso il foglio con una riga centrale, da una parte le cose fatte dall’altra quelle da fare. Qualcuno qui se ne deve andare. E ho fatto anche la rima.