S_CAROGNE

Rosa


Rosa 56 anni,  impiegata, sposata da 31 con Antonello. Un figlio, Marco, 24 anni.Quando sono arrivata in questa casa (due anni fa) è stata la prima e unica vicina a darmi un sincero e non pettegolo benvenuto. Si è seduta senza disagio tra scatoloni ed imballaggi chiedendomi di farle un “caffé di conoscenza”. Il caffé di conoscenza, mi ha spiegato, è il primo tra due estranei, quello che rompe il ghiaccio, che crea un contatto, salvo, poi, non ripetersi più.Con Rosa è stato amore a prima vista! Dopo il caffé mi fa, ridendo, “Credono tutti che io sia depressa. Qualcuno prima o poi verrà a dirtelo, così anticipo i tempi! Forse è vero; o forse ho solo deciso di non correre come gli altri per poi non arrivare mai! Andiamo a mare domani?”.Il giorno dopo, non so come, né perché, ero a mare con lei, “la sconosciuta depressa” come, scherzando, si definiva.Sabato sera trovo Rosa sui gradini all’entrata della chiesetta, vicino casa. Tutta rannicchiata su se stessa. Era da un po’ che non ci incontravamo. Mi avvicino, la vedo in lacrime. La faccio entrare in casa. E’sobria, ma lo sguardo è assente. Mi si siede davanti e fissandomi inizia: “Ci sono momenti (mattine, sere, notti) in cui ti senti terribilmente solo e fuori dal mondo. Sono momenti che arrivano d’improvviso, dopo un brutto pensiero, un messaggio sbagliato. Ti prendono senza annunciarsi; colpiscono tra stomaco e cuore. Tra un semaforo rosso ed un parcheggiatore abusivo che ti indica il posto per la tua auto, mentre tu ti stai chiedendo quale sia quello della tua vita ed il tuo in questa realtà. I conti non tornano mai per chi ha voglia di dare e qualche volta (solo qualche volta) di ricevere! Ci sono momenti in cui hai bisogno di un abbraccio ed il cellulare spento di tuo figlio non basta a sapere che c’è. Momenti in cui ti chiedi troppo e, in verità, non dovresti chiederti nulla! Nessuno mai che riconosca all’altro il giusto mezzo come beneficio del dubbio… Capita che non si riesca a spezzare la corda senza capire che il prezzo da pagare è maggiore! Non so se sono capace. Non so se voglio esserne capace. A volte è più dignitosa l’incapacità.”. Poi si alza, mi bacia sulla fronte e va via. La seguo con lo sguardo finché non appuro che rientra a casa.Fino a due giorni fa è stato un via vai da casa sua alla mia con mille doni. Un suo reggiseno, un cacciavite, una mezza pizza. Non mangia. Dice che si nutre d’affetto. Ieri, rientrando, c’era Antonello ad aspettarmi. Occhi rossi. Non so cos’abbia fatto Rosa, ma so che è stato abbastanza serio da allarmare il marito. “Diceva di avere dieci anni”, mi racconta.Ora Rosa è nel reparto psichiatria. Non può ricevere visite.Quello che penso è che sia l’unica ad essere arrivata, senza corsa; e che da lì, dal suo mondo senza traguardi, se la stia ridendo, prendendosi gioco di noi poveri stolti! Ventiquattresima settimana.Sesto mese.Cresci.Qualunque sia il tuo sesso, ti chiamerai Andrea.