S_CAROGNE

Chi si somiglia si piglia


Nel web è così, che ve lo dico a fare? Il cazzeggio virtuale sfrenato può portare ad intessere non solo relazioni interpersonali finalizzate ad incontri sessuali del terzo tipo ma anche, perché no, amicizie tra consanguinei di sfiga. Nel weekend sono stata raggiunta da quella fulminata mio pari che si cela sotto il quanto mai appropriato nick di Insolente. Tutto ha avuto inizio venerdì sera alla stazione. La meravigliosa emozione di conoscere su binari arrugginiti qualcuno con cui si è avuto il piacere di dialogare solo virtualmente è una di quelle sensazioni che tutti dovrebbero provare almeno una volta nella vita, siamo sinceri, e sull’argomento si potrebbero scrivere centinaia di melodrammatici post. Ma non è di questo che vorrei parlarvi quanto piuttosto della garbata ospitalità offerta dalla scrivente per tre indimenticabili giorni. Innanzitutto diciamo subito che l’ospite è stata svegliata ogni mattina alle 6.00 a.m. con dolci paroline di benvenuto (muoviti, cazzo, devo andare al lavoro sennò mi licenziano) che hanno ottenuto in risposta saporite imprecazioni apprezzabili appieno solo dagli abitanti capitolini. Ma procediamo con calma. Il soggiorno in terra pugliese è stato allietato dal mancato funzionamento del telecomando della Saramobile che ha momentaneamente inasprito l’umore delle due blogger quando si sono ritrovate nel centro di Bari Vecchia di notte senza alcuna possibilità di usufruire dell’auto in questione. La situazione si è risolta solo grazie ad un provvidenziale intervento di San Nicola, evocato con voce liquorosa dalla padrona di casa in un raro attimo di comunione mistica con la terra natia. Per quel che riguarda le scorribande domestiche è risultato particolarmente emozionante l’umile pranzo consumato alla fioca luce di una candela elettrica: il fatto che l’ospite non si sia minimamente scomposta all’apparire di uno stafilococco gigante con addosso una livrea potrebbe gettare un’ombra di discredito sul suo distinto profilo perciò eviterò discretamente di sottolineare la cosa. La domestica abitudine della padrona di casa di rallegrare l’ovile con pretenziose candele profumate è stata occasione di un florilegio di opportuni complimenti al momento della buonanotte (te possino brucià insieme a ‘ste candele: c’ho ‘na puzza addosso che me pare un camposanto). Ma la talentuosa attitudine nel finire nelle peste si è resa evidente al momento della cena. Si decide per una pudica pizzeria nel rione Poggiofranco: a Congus viene dato l’onore di prenotare, a Sara quello di condurre la comitiva a destinazione. Dopo una ricerca che ricorda vagamente Giochi senza Frontiere il trio arriva e si accomoda con nonchalance al tavolo nonostante le decise rimostranze del cameriere, reo di non ricordare la prenotazione. Da Uomo Vero e Impavido il fido Congus, parte subito all’attacco (ma no, controlli, ho telefonato due ore fa, non è possibile) fomentato dall’indispettita Sara (non è serio da parte vostra): il tafferuglio che ne segue è qualcosa che starebbe d’incanto nella scenografia di un film di Vanzina e si interrompe solo nel momento in cui l’Insolente esterna le sue blande perplessità: scusa, ma com’è che se chiama er posto? No perché c’è scritta n’altra cosa sull’insegna. Silenzio sbigottito seguito da borbottii di incredulità da parte del gestore, grugnito di Congus che ricorda l’indimenticabile GuardaLaLuna protagonista di 2001 Odissea nello Spazio. Ou vabbè, mi sembrava fosse quello e poi non è il caso di sfasciare un’amicizia per questo, eh?! Postilla: Al momento del commiato l’ospite ha esternato il desiderio di farsi sbloccare tutti i chakra appena tornata a casa . Dicono l’ironia sia il lato più dolce della psichiatria. E alle volte viene quasi da pensare che abbiano ragione, ecco.