S_CAROGNE

Gioventù bruciata


Forse la loro anima non è gradita a Dio e quindi non li toglie, li lascia tra gli iniqui. Parlo degli anziani, i vecchi, quelli che emanano l'odore forte di fine, ma sono capaci di far prevalere la speranza sulla rassegnazione. Tenacemente aggrappati alle loro giornate interminabili e indistinguibili l'una dall'altra, si sforzano di masticare e di centrare il cucchiaino, accettano di farsi cambiare panni e somministrare omogeneizzati. Come fossero paffuti infanti, solo un po' più raggrinziti e stanchi, e senza che nessuno dica loro “Bravo, amore mio”. I loro ricordi sono sbiaditi e sfilacciati al punto di consentire la perfetta sovrapposizione di una vita anonima a una eroica, un marito o una moglie mal sopportati al romanzo d'appendice, figli ingrati a sollecite cure. Si vogliono bene, gli anziani, e hanno un incedere fiero, per quanto lento, traballante, sorretto da un bastone. Non si sentono di peso, o piuttosto non hanno pudore: si aggrappano alla vita, la stringono, hanno esperienza, e lo fanno con ogni mezzo. Aspettano anche ore dal medico. E al supermercato contano i centesimi con calma,  bloccando la fila sbuffante di giovani che hanno da fare. E loro? Beh, torneranno nel loro appartamento in penombra, che puzza di morte, sperando di incontrare in ascensore qualcuno con cui parlare e ringrazieranno il progresso, quello degli anni '60, per quella scatola con dentro la signorina tanto carina che augura puntuale la buonasera. È rimasta solo lei, perché gli altri o sono morti o sono partiti o hanno da fare. Oh, sì, cose importanti. Ma se avrete davvero bisogno verranno, statene certi, vecchi miei, non sarete soli. Vi veglieranno, vi porteranno un mazzetto di fiori il 2 novembre. E se sarete fortunati non vi lasceranno riposare in pace: vi ricorderanno e vi rimpiangeranno. Vorranno chiedervi tante cose. Va be', se i vostri nipoti saranno occupati, lo potrebbe voler fare un visitatore curioso al cimitero, attratto dalla lapide “all'amatissima madre”, “all'indimenticabile padre”, accanto alla quale  non c'è neppure un fiore di plastica. A imperitura memoria della dissolutezza dei nostri costumi.