S_CAROGNE

Una vita da mediano


Più che una benedizione  mi sono sempre ritenuta una conseguenza.  Mi sento in colpa fin dalla nascita per il fastidio arrecato all'ostetrica, disturbata nel cuore della notte. Più volte ho sollecitato mia madre a raccontarmi aneddoti relativi ai miei primi anni di vita. Nulla, non ricorda nulla, a parte di aver trascorso una (una!) notte a cullarmi causa dentini. Giura comunque di essere mia madre biologica. Quindi, pur pargola, ho evitato di tediare gli astanti per cause dipendenti dalla mia volontà. Certo, durante l'età adolescenziale ho ampiamente riscattato la mia discrezione iniziale, ma sostanzialmente per troppa sete di indipendenza (e poi, diciamolo, sarà pur vero che rompevo ampiamente le palle, però i miei avanzavano richieste impossibili del tipo “Quando vai in motorino suona appena vedi un'auto” oppure “Non puoi studiare di notte solo perché vuoi prendere 8 in latino e studiare danza sei ore al giorno: vogliamo solo la sufficienza” ) e comunque non hanno opposto troppe resistenze quando li ho esautorati delle loro responsabilità genitoriali. Ho sempre pensato che il mondo intero stesse lì ad aspettare un mio passo falso, una mia disattenzione. Non sono propriamente una persona rilassata. Mangiare in pubblico, soffiarmi il naso, cercare una toilette sono  nella top ten delle cose che preferisco evitare: sono segnali di una umanità cui non posso ammettere di appartenere senza contestualmente confessare di esistere, e di essere mortale. Brava bravissima a scuola, educata e onesta al limite del credibile. Tutti atti dovuti, chissà se compiuti sperando di distrarre l'avversario dalla mia ovvietà di pensiero. Il destino, peraltro, si è divertito a giocare con la mia insicurezza, scegliendo di assegnarmi un 2 fisso, concedendomi di essere solo e sempre seconda. Seconda figlia, mai prima, al più un ex aequo, seconda autrice del blog, non bella, al più carina, non fuoriclasse, solo fortemente compresa nel mio ruolo.