S_CAROGNE

L'importante è finire


Una cosa definitiva è sempre calma perché è staccata dal tempo. Lo ammetto, l'avrò letto scartando un Bacio Perugina, poco importa. Non è una massima applicabile in ogni contesto, questo è chiaro, quindi evitate critiche scontate. Però... ci sono dei momenti, per esempio nella vita di coppia, in cui ci si ferma e, stupiti, si pensa “ora basta”. Ma quel che più sorprende è che, sì, non si sente nessun dolore. Tuttavia, questo evento ha il sapore dell'irreversibilità, per cui non è un buon argomento da post. O forse sì, comunque oggi preferisco descrivere quello dei miei più tipici comportamenti (volgarmente  classificati come “seghe mentali”): il litigio solitario. Svolgimento. Un accadimento banale e fortuito scatena turbamenti ben più drammatici della solita farfallina svolazzante in Brasile. Perché i turbamenti scuotano l'anima fino alle fondamenta, e con essa quel minimo sindacale di certezze che sarebbe immorale non possedere alle soglie dei quaranta, si deve consentire ai propri pensieri di vagare liberi da un emisfero all'altro, scatenando reazioni a catena che arrivino allo stomaco, passando dal cuore, e poi giù, fino alla zona pelvica. Se si è soli, e fortemente ispirati, il processo raggiungerà le  vette della perfezione, riuscendo a raccattare strada facendo rimorsi, rancori, ricordi, paure, desideri e gelosia a frotte, fino a far sentire finalmente il gelo nelle vene. Il tutto dura poco, come la fase REM, poi passa. Ci si ritrova improvvisamente calmi, lucidi, induriti quasi dalle persuasioni che solo un mondo fondato esclusivamente sul binomio causa-effetto può dare.  È finalmente tutto chiaro. La sequenza di immagini ha, oltre alla sceneggiatura, anche la colonna sonora. È finita. Siete certe che lui sia uno stronzo. Non vi sono dubbi residui. Ogni tassello è al suo posto. Come avete fatto a non capirlo prima? Squilla il telefonino. Ha anche l'ardire di chiamare, come se nulla fosse. Rispondete, algide, e comunque lo fate solo perché lo squillo vi infastidisce. E rifiutare la chiamata sarebbe una ammissione di sofferenza. Pfui. Siete professioniste. Addirittura lui percepisce che qualcosa offusca il vostro sorriso. (Quindi non solo riconosce la vostra voce, ma – sorpresa! - ne coglie le sfumature.) Non è elegante umiliare una persona a sue spese, e poi almeno vorreste guardarlo negli occhi. Minimizzate: “Nulla, non ho nulla.” Lui, annichilito dalla prospettiva di un week-end di discorsi fiume (con tanto di addio alle partite e al caffè con gli amici), prova il tutto e per tutto. Si sforza di credervi (e intanto prega) e parla, con la disinvoltura che non gli appartiene, di accadimenti apparentemente casuali. Tra questi vi è anche quello scatenante che vi ha fatto incazzare.  Prendete intimamente atto che la vostra mente distorta ha trasfigurato la realtà. Beh, se non altro avete collaudato il vostro sistema di difesa. Ha risposto perfettamente. Ormai parlate con la voce della Golino che fa le fusa. Lui incassa: alla partita ci tiene e vuole evitare di perdersi in un altro labirinto. La fortuna potrebbe abbandonarlo. La telefonata si conclude con l'uso di toni melliflui. Sorridete. È stato bello. Sembrava tutto vero. Ogni tanto ci vuole.