S_CAROGNE

Domenica


La Signora Domenica indossa l’abito della lentezza, colletto di seta bianca e odore di colonia alla lavanda. Al dito la fede dei cinquanta anni di matrimonio e il diamante del fidanzamento.Cammina per la stradina centrale del paese. Le campane ricordano di santificare le feste. Domenica lo fa, sempre.La conoscono tutti. Lei ed il suo defunto marito erano gli insegnanti dell’unica scuola elementare. I più sanno leggere, scrivere e far di conto grazie a loro. E anche adesso che il povero Giuseppe non c’è più, lei dà ripetizioni ai bimbi d’altri ed ai nipoti propri. Nipoti, già, in tutto diciassette; figli dei suoi sei figli. Diciassette più una, in verità, Francesca, la più difficile.Oggi Domenica la rivedrà. Come per abitudine settimanale sarà a pranzo da lei con i suoi genitori. Francesca è ghiotta di polpettine fritte e Domenica gliele preparerà di ritorno dalla messa. Adora i gatti e nel giardino di Domenica ce ne sono ben tre. Francesca si perde a giocare con loro e ritorna dentro casa solo quando è pronto in tavola. Si siede al suo posto, all’angolo lontano, sulla sinistra, ascolta i discorsi dei grandi, osserva Domenica e tace.Sul frigo, in alto, c’è un lumino ad olio, sempre acceso in devozione, al fianco di una madonnina tutta d’oro; più a destra, il cesto delle uova fresche.Domenica è sempre stata perfetta con i figli degli altri e troppo severa con i propri. Adesso tutti ne pagano le conseguenze e c’è chi, non riuscendole a pagare, se le porta addosso come pesante fardello, riversandole, poi, a colui che è venuto dopo.Francesca questo lo ha compreso bene, nonostante i suoi nove anni. E prima di arrivarci con la testa, ci è arrivata con la pelle, ché Domenica non sa abbracciare veramente!Nel pomeriggio Domenica (con indosso il mantello spesso e nero della sua formalità e con nel cuore una domanda della quale già conosce la risposta) chiederà a Francesca: “ Ma, insomma, tu mi vuoi bene? ” e Francesca, con l’immediata cattiveria di chi è ancora puro, prenderà qualche secondo di tempo, quello necessario per indossare lo stesso mantello, dopodichè, con sguardo dritto, onesto e fendente dirà: “ Certo, nonna, che ti voglio bene!”.Domenica non glielo chiederà mai più.