S_CAROGNE

La sposa era bellissima


(You have killed me.) Sapete bene che indossando una camicetta bianca vi rendete vulnerabili. E poi gli altri non esitano a ricordarvelo, con espliciti inviti alla prudenza o rivolgendovi insopportabili sguardi da furetto. D'altra parte, voi, che almeno ammettete una buona dose di egocentrismo, vi compiacete della vostra purezza e fragilità, e sì, diciamolo, pensate alla verginità – d'intenti, è ovvio- come ad un valore. Per quanto vi ripugni l'immagine di una sposa con una macchia di sugo sul corpetto, rischiate di provare il suo stesso smarrimento. E che diamine! Ma le esperienze fatte non sono bastate a indurvi ad evitare di disarmarvi, sbandierando la vostra resa? Ormai è fatta, inutile inveire. Mi limiterò a qualche amichevole consiglio.Per sopravvivere al dolore inferto da qualcuno che abbiamo amato (o amiamo, o avremmo volentieri amato) è auspicabile trattarlo – il dolore- alla stregua di una macchia. Non lasciate che si asciughi, trattatelo subito, con cautela, ma con determinazione. Resistete al desiderio, prepotente e ammaliante, di crogiolarvi in esso (è ovvio che la profondità del sentimento è direttamente proporzionale al godimento dello sguazzare nella ferita, quindi prestate molta attenzione). Distraetevi, pensate alle problematiche della foresta amazzonica, sforzatevi di interessarvi all'apprendimento del cirillico, regalate i vostri cd, o almeno chiudeteli nel secondo cassetto della scrivania con gli altri ricordi tangibili e ingoiate la chiave. Sappiate che se il dolore dovesse penetrare nei vostri tessuti sarebbe davvero difficile rimuoverlo, e nonostante il tempo e gli sforzi profusi alla giusta causa, resterebbe comunque un alone. Potrebbe risultare imbarazzante dover dare spiegazioni sulle sue origini, un domani. Sì, tranquilli, ci sarà un domani. Da non scartare a priori, in caso di macchie assai ostinate, la possibilità di cambiare pelle.