S_CAROGNE

Tarallucci e vino


Dicevo: per arrotondare il magro stipendio precario la sera lavoro in un ristorante. La sala, nonostante il dubbio senso estetico del proprietario che ha voluto dipingerla di un poco sobrio rosa fenicottero, gode di un clima ruspante e genuino che la rende particolarmente attraente. Le mie colleghe sono simpatiche terruncelle composte da una strana mescolanza di solennità e licenziosità, la fiamma arde nel maestoso camino e la mosca che lotta per volare via dal piattino appare spesso l’evento più imprevedibile dell’intera serata. Il proprietario ottempera al dolente dovere della ricevuta con estrema diligenza onde sospingere in un porto sicuro la sua impestata coscienza ma quando a fine serata ci omaggia del vil denaro, frugando con le dita mozze nella cassaforte, il diavolo appollaiato sulla sua spalla (destra, sinistra, entrambe) lo costringe spesso a pagarci rigorosamente in nero. Qualche sera or sono la mesta serenità del posto è stata violentemente interrotta dall’irruzione inaspettata dei cervelli aguzzi delle forze dell’ordine. Non trovo parole adeguate per strutturare il monologo che si è svolto tra loro nella palude infestata dei controlli fiscali perciò ve lo risparmio. Nel mentre, però, Sara viene raggiunta da uno spiffero di lucidità e davanti a sé vede scritto “rogne in arrivo” a lettere cubitali. La scacchiera geopolitica del conto corrente necessita di una decisione immediata che ponga la blogger al sicuro da tristi e inopportune sfighe giudiziarie. A questo punto Sara, da sudicia ruffianella qual è, cosa si inventa? Udite udite, con gesto fulmineo si slaccia il grembiule, lo butta in cucina e velocemente si accomoda sulla sedia del tavolo più vicino. Con un lesto movimento di mano si appropria di un coperto e da ristoratrice diventa all’istante ristorata, intavolando una gradevole conversazione con i suoi nuovi, sbigottiti commensali. La pantomina prosegue per le successive due ore durante le quali lo sguardo pregno di fraterna riconoscenza del proprietario si posa sovente sul tavolo dove la sventurata discetta amabilmente con perfetti sconosciuti (un argomento a caso: il web) per sincerarsi che quello a cui ha appena assistito non sia un improbabile sogno ma una effettiva fortuna depositatagli tra le braccia dal destino. E’ stata una serata diversa, diciamo così. E, per inciso, domani esco con uno dei simpatici sconosciuti con cui ho socializzato nel momento del pericolo. Ecco, questo per farvi capire: noi terroni siamo così.