S_CAROGNE

Alla ricerca del tempo perduto


(A perfect day) Il giorno perfetto è quello in cui siamo disposti a mangiare una madeleine, siamo pronti ad assaporare qualcosa che non tornerà, di lontano, perduto, e per questo, e solo per questo, appare assolutamente levigato, pieno, assoluto.Sì, non si può provare felicità, data la sensazione di perdita imminente che suscita, inscindibile dal momento di appagamento totale, e allora non resta che ricordare qualcosa che (quasi) lo fu e imbellettarlo dell'aggettivo felice.Prendo un caffè, come mille altre volte, e con la stessa meticolosità di sempre giro e rigiro il cucchiaino nella tazzina (rigorosamente senza piattino, perché superfluo) e lascio che mi travolga, impietosa, l'ondata di ricordi. Eccomi ragazza, esaltata dal permesso di bere un caffè, come e con gli adulti; provavo un dolore preventivo: immaginavo i miei caffè senza quegli adulti seduti accanto a me, e il silenzio che ne sarebbe seguito. Continuo a girare. Sono una donna giovanissima, ora, nel suo monolocale in fitto, ebbra di indipendenza e aspettative. Provo una nostalgia retroattiva per ciò che era stato sentirsi nell’ovatta. Immaginavo i caffè con persone alle quali avrei dovuto rivelarmi, e il conoscerle mi appariva una sfida. Se continuo a girare graffierò la tazzina. Lo guardo. Mi è assolutamente chiaro, e glielo dico, che presto o tardi – più propriamente presto – finirà. Ma come? Che dici? Stiamo bene, parliamo, ridiamo, ci cerchiamo. Carina quella donna, con gli occhi allegri e adoranti, dalle mani intelligenti, che discorre con lui, che forse l'ama, ma l'ama troppo, e male.