S_CAROGNE

Ragionevoli dubbi


 Avvertenza: il post è un po' lungo, ma potete diluirlo in due comode rate. La domenica anche nostri illustri predecessori hanno preferito riposare.Piacerebbe anche a me darvi, ogni tanto, una bella notizia. Ma immaginate che tedio sarebbe il telegiornale se la pace fosse cosa di questo mondo e la coerenza si imparasse a scuola? E poi, ammettiamolo: solo gli amori non corrisposti, o quelli incompiuti, sono interessanti, i restanti sono una tale noia… Con la mia socia di calma non ve ne è mai troppa, e non si tratta di fiction. I recenti incontri con lei li ho strutturati leggendo il manuale del buon capo d’azienda, cercando cioè di farla sentire in una posizione di sudditanza: l’ho accolta nella mia tana, in modo che la trascuratezza dei miei figli, mio marito, il gatto e le piante la inducessero vieppiù ad apprezzare la mia indefessa dedizione al blog e a ‘sta c****… e all’amata Creatura e le ho indicato uno scomodo sgabello sul quale sedersi, mentre io, piazzata in poltrona, la osservavo gesticolare sommersa da fogli imbrattati con vistosi segni di evidenziatore giallo. Bando alle ciance: l’importante è chiudere, per cui ho allegramente glissato sulle 40 pagine che per onestà intellettuale avremmo dovuto riscrivere, e non solo (“Credi che il plot regga?” “Certo! Ne sono convinta!”; “Il finale: tu lo condividi?” “Sai bene che a me è sempre piaciuto molto il cartello tutte le direzioni, mi fa sentire onnipotente.”), mentre il mio flusso interiore più o meno recitava che stronzata, che errore marchiano scrivere a quattro mani, e con una di questo tipo, poi, convinta di detenere verità assolute… due di due, due non sono tre, errare è umano… la seconda volta il dolore non è come il primo... perché? Eh! È diverso... Va be', qualcosa poi mi verrà da scrivere... Se hai un figlio hai, appunto, un figlio, se ne hai due in realtà ne hai almeno tre... Aiutati che Dio... Il coraggio fa la... ah, no, l'unione. Cazzo un titolo, un solo titolo. Certo, l'unione aiuta se ci si ascolta, ma così è davvero difficile. Se questi sono i miei pensieri, è evidente che io sia allo stremo delle forze, e della pazienza. D'altra parte:fino alle ore 1,18 abbiamo solo sparato titoli (la risposta di Sara a quelli di Erba è stata alternativamente fa cagare/fottiti/maledetto il giorno che ti ho incontrato, quella di Erba a quelli di Sara un eloquente silenzio, in sintonia con la socievolezza del soggetto);l'ho gentilmente accompagnata all'uscio, ricordandole che l'uso della punteggiatura non deve essere un atto involontario;ore 4: mi sono alzata in preda a una crisi mistica: ero alla Feltrinelli e rilasciavo interviste in seguito all'inatteso successo del mio libro “Le parole liquide” (sic!);ore 5,14: sogno di raggiungere un accordo con Sara, non per l'intero titolo, è ovvio, ma per un “di” o un “la”, o per un articolo indeterminativo a scelta;ore 5,46: il mio secondogenito mi sveglia per chiedermi perché non possieda un album di figurine (gli ho risposto di inviarmi una mail di protesta);ore 7: registro dal cesso a mezzo cellulare il frutto del lavoro mattutino dei miei neuroni, non sai mai mi sfugga un titolo che possa piacere anche alla Serpe;l'intera mattinata mi vede coinvolta in una creativa imprecazione contro Mogol, i titolisti de Il Manifesto, e quanti mi hanno preceduta nella scelta dei seguenti gruppi di parole: “Le parole per dirlo”, “Memorie dal sottosuolo”, “Finzioni”, “Il nome della rosa”... A noi cosa resta? “Il cognome del silenzio”? “La coniugazione del dolore”? Erba, Erba... ma se ormai nessuno coniuga più niente!Chiudo gli occhi, sperando che la rassicurante immagine del nostro libro regalato alle stazioni a quanti si accingano a compiere un lungo viaggio rafforzi la mia convinzione di essere buona e poi...Attendo risposta, Sai dove trovarmi, Il finale non mio, Mentre le parole si asciugano, Il falso piano, Lo stato della parola, Scacco di rete... Trattasi di una benevola e estrema sintesi di mail, pvt, sms da me ricevuti da un unico mittente; appunto una frase per un post: Ci sono cose che dovrebbero durare per sempre, e non mi riferisco né ai matrimoni né ai blog;epilogo: “Sare', davvero è finita? Poi ci sentiremo solo per andare al cinema una volta al mese? Ok: allora appuntati il titolo: ******* **”