S_CAROGNE

recensioni - Soddisfatti o rimborsati?


Nonostante la sconcertante lettura del saldo del conto corrente avrebbe suggerito una previdente parsimonia Sara_1971 ha investito (!) gli ultimi talleri rimasti nell’acquisto di due appetitose novità editoriali: E lasciamole cadere queste stelle (di quel Filippo Timi autore dell’indimenticabile “Tuttalpiù muoio”) e Giulietta Squeenz (della fulminante web-star Pulsatilla). Ovvero la parabola perfetta di un colpo fallito. Un trionfo stilnovistico zeppo di inopportune punte di lirismo da grande distribuzione per due autori (finora amatissimi) che hanno messo la loro singolarità al servizio del business (vergogna!). Lievemente soffro davanti ai seguenti leggiadri esempi di un mirabile vociare da cialtroni: “Sinistra è l’esistenza umana e priva di senso, un pagliaccio può esserle fatale” (Timi, una raccolta di pagine senza alcun filo conduttore, un ritmo monotono e ripetitivo, accattivante al pari di un comizio di Sgarbi). “Niente. Daniele ha sposato Mariella. Mi sembra di morire. Non la lascerà mai. Voglio morire” (Pulsatilla, barboso diarietto sentimentale di una bambina antipatica). Parbleau. C’è una maestosa solitudine nell’essere raro e una codardia moltiplicata in specchi nel non esserlo più. Il libro di esordio scritto con il sangue, il secondo con il soldo. Mpf, e sai che novità. Il denaro conta, è vero, ma non è per quello che. Allora adesso, pazienti e pacifici lettori, sedetevi. Ho da parlarvi della gioiosa vitalità di una penna in grado di scuotere di dosso tutti gli affanni della giornata. E del conforto che dà il ridere dei propri mali. Ma anche della rutilante iridescenza di Dalì. E finanche della dolcezza che serra la gola in un singulto. Scrivere è un fecondo malessere, un’alchimia, è lo straziante risonare di una vana attesa nell’intimo di una lettera o la perfetta compiutezza dell’ultima parola stampata. E’ la palla che manda in frantumi le regole del gioco, è la quinta che sostiene il dramma, è la roccia in cui si incaglia la coscienza o la zolla riottosa incapace di essere sepolta sotto un cumulo di pace. Scrivere, soprattutto, è sincerità. O, semplicemente, non è.