S_CAROGNE

Sunday monday happy days


Al ritmo gioioso degli osanna nell’ultima settimana io ed il settantenne Direttore di Dipartimento abbiamo vissuto spesso a contatto di gomito per la questione dei profughi canini. La cosa mi ha permesso, con ogni probabilità, di vedere inserito nel mio curriculum (dalle solerti malelingue accademiche) anche il valore aggiunto della mignottaggine operata nei confronti di uno stagionato barone, visto che con aria colposa ci avventuriamo quotidianamente nei meandri della nostra beneamata Università degli Studi attraverso un corridoio dalla volta molto bassa, ideale per chi voglia camminare genuflesso in continua ascesi, al fine di portare gustosi manicaretti alle 3 pelose ospiti nel sottoscala. Lui a metà rampa di solito lamenta uno di quei dolorini che di norma portano alla tomba gli anziani nel giro di tre giorni, io, con l’ansia di una volpe al cospetto dei pallettoni, lo supplico di sopravvivere giusto il tempo di sistemare le maledette, che, senza la sua influente opera di convincimento, sarebbero già state sfrattate (ricordiamo che in ambito universitario le differenze di opinioni vanno affrontate a norma di Cosa Nostra). Ma procediamo. Ieri si è materializzata in Istituto, causa stramaledetta chiusura delle scuole, la figlia di una allodola accademica. Siamo sinceri, ognuno ha il suo personale parco di situazioni familiari al limite, traumi infantili e altri marasmi irrisolti alle spalle che rappresentano il Bignami per gli aspiranti nevrotici, ed in questo specifico caso il destino psicotico della pargola è quello di uscire di casa vestita random, ovvero senza alcuna pertinenza con le condizioni meteo. La mammina quando fa caldo predilige il doppio strato di lana, se nevica o piove, invece, t-shirt di cotone leggero e niente calze. Il risultato è una disgustosa pargoletta che si aggira con due candele di moccio da fare invidia ai ceri che ti mettono in mano per fare le foto il giorno della comunione. La quale, annoiandosi, ha quindi deciso di dedicare la mattinata alla cura (mpf) delle bestie nel sottoscala. Bestie che per riconoscenza, dopo averle leccato le luride guance alla Oliver Twist ed essersi espresse in guaiti di una potenza superiore ai decibel del Billionaire in alta stagione, a causa forse della eccessiva contentezza hanno pensato bene di rigurgitare sulle scale il pasto appena consumato. Naturalmente non c’era nessuno nei paraggi che volesse non dico aiutarmi a pulire (era già in preventivo che dovessi farlo io) ma perlomeno tenere occupata l’orfanella, evitando così che la stessa, con le sue deliziose scarpine Lelly Kelly, spargesse ovunque il prezioso materiale indigerito. Tutto questo per dirvi che adesso il profumo della candeggina evoca in me ricordi nitidi e precisi, un po’come Proust con le madeleinettes, solo leggermente meno piacevoli. Complimenti. Se ce l’avete fatta a leggere fin qui senza vomitare tutto il resto della giornata, vedrete, andrà liscio come l’olio.