S_CAROGNE

La casetta del Dr. Moreau


Come i deboli e storpi spiriti si radunano sulla collina di Spoon River così Geghe, Jay e Il Ragazzino Clandestino nelle tiepide seratine primaverili convergono spesso in quella che una volta era casa mia e che attualmente potrebbe definirsi la nuova abitazione del Dr Moreau. Precisazione: di questi tempi dopo due giorni trascorsi fuori dal frigorifero qualsiasi alimento modifica la sua personalità. Ma procediamo. Sara di solito è impegnata in quelle che in gergo si chiamano priorità (scrivere cazzate nei post) perciò la cura del focolare è affidata ai 3 randagi che saltuariamente la occupano. In questa inquietante scenografia la tranquillità (si fa per dire) viene interrotta da una funesta scampanellata. A causa della sua matrice scettica Sara va ad aprire la porta accompagnata da una premonizione nefasta e difatti si trova davanti la regina Madre. Ambientazione (da centro di prima accoglienza): Jay gastema trascinando al guinzaglio un cane recalcitrante che viene inseguito da un gatto infoiato*, il Ragazzino in zoccoli e boxer lava i piatti al ritmo di mp3, Geghe si gode sul balcone il tepore dei suoi giorni da disoccupato inanellando perline al ritmo gioioso degli osanna, ed il cane numero 2 ha una crisi epilettica sul tappeto (non ve l’avevo detto? Soffre di epilessia). Nell’aria un mistico aroma di incenso. E’ superfluo a questo punto sottolineare che qualsiasi genitore piuttosto che sapervi degli idioti che passano il loro tempo (libero e non) a scrivere stronzate su Internet circondati da personaggi gravemente disturbati preferirebbero sapervi ostaggio di una rapina in banca. Anche se con le parole hai una certa dimestichezza non è facile descrivere il vigore comunicativo di uno sguardo materno complesso ed irrisolto. La visita si conclude con un breve racconto morale (la stringatezza non ha mai messo radici nell’albero genealogico_1971) che censuro per amore filiale. E anche perché, diciamolo, ad una blogger tendenzialmente sincera non si può chiedere sempre un resoconto esaustivo dei propri mazzi privati. E anche per oggi la nostra porca figura ce la siamo guadagnata. Beh, che dirvi? Ve l’ho ripetuto un miliardo di volte: da vicino nessuno è normale. *Compendio di etologia applicata: allo squillo del campanello il cane (comprensibilmente) abbaia causando una feroce reazione del gatto che lo aggredisce in un reciproco fraintendimento comunicativo. La soluzione trovata finora è quella di legare il cane e trascinarlo velocemente in un’altra stanza ma la tecnica sembra non riscuotere un costante riscontro positivo perciò le ultime proposte (Jay et Ragazzino, Focus, 2008) sembrerebbero a favore dell’eliminazione totale del citofono, cosa che incornicerebbe maestosamente il nostro isolamento socio-cultural-mondano.