S_CAROGNE

Fatti più in là


 La leggera disforia di questi giorni è causata dal vialetto in pietra che congiunge il bar alla spiaggia. È talmente stretto che posso percorrerlo con un solo pargolo accanto. Ora, lungi da me l'idea di parlare di educazione: da anni ho imparato a non dare per scontato nulla (esempio: sulle strisce pedonali non sono visibile né sola, né con due cani, né con due cani e il pancione, né con due cani e un passeggino, né con due cani, un passeggino e il pancione, né con due cani, un passeggino e un marsupio... ma lo sono con la mia amica alta con i capelli ricci e un seno prorompente), il fatto è che i miei problemi nascono – ne sono certa- dalla mia innata tendenza a spostarmi. Ovviamente, in presenza di una persona più grande di me, o con bimbi o pacchi, è mio preciso dovere lasciare il passo, ma io lo faccio sempre e comunque. Come in un film western, fisso il mio nemico, mi ripeto “Erba, passa, ce la puoi fare”, mi sento buona, brutta e cattiva, ma la distanza diminuisce e con essa la mia sicumera e, irrimediabilmente, mi sposto. In genere il mio avversario procede sicuro, intenzionato a speronarmi, scevro dal dubbio e esente dal rimorso. La mia autostima, puntualmente, incassa: mi sembra una ammissione di inferiorità, di inadeguatezza, di colpa per peccati mai commessi. Cerco di non pensarci: in fondo il vialetto è breve. Ma la spiaggia è maledettamente affollata e la mia Via Crucis sarà il bagnasciuga. La mia? Le preoccupazioni per la mia scarsa attitudine alla socializzazione lasciano il posto al desiderio di non appartenere al gregge in costume da bagno, unto di creme miracolose, con borsoni pieni di iPod, certezze, mazzi di chiavi e panini. Lui, il marocchino carico di vestiti da mille e una notte che cede per 10 euro, trattabili, di lustrini colorati e collanine, neppure lui ha diritto di precedenza? Eppure il suo sguardo, fiero, triste, che fissa un punto lontano, proprio lì dove vorrebbe tornare al più presto, dovrebbe indurvi a spostarvi. Senza se e senza ma.