S_CAROGNE

Un'estate fa


Nell’angusto spazio di questa estate torrida mi chiedo spesso a chi giovi la spada se non a quelli cui difetti il cuore. Incontro sovente la mia codardia, quasi ogni notte, quando il respiro appiccicoso di chi non si dà pace mi inchioda ancor di più al mio viscoso talamo. Stare dalla parte sbagliata della faccenda credo sia il mio unico talento, una sorta di riprova della diversità che da sempre mi appartiene nonostante la sempiterna riluttanza nel definirla. Mi piacerebbe, eccome se mi piacerebbe, vantare il coraggio umile e testardo di chi si leva dalle ceneri con il suo sogno intatto, ma tuttora son quella pusillanime che torna sui suoi fragili passi per sentire l’eco delle proprie paure. Arriva un tempo, anche se con notevole ritardo, in cui finalmente capisci che la fatica prodigata su quel pezzo di terra che ti è stato dato da dissodare non è mai vana se il fine è quello di saper accettare se stessi per il meglio e, soprattutto, per il peggio. Parto per qualche giorno. In nome dell’ennesima occasione di autenticità, forse. Ma anche per riordinare le idee (esattamente come in un romanzo rosa) sperando al mio ritorno di trovarne in giro qualcuna ancora valida. Parto ma, come al solito, tornerò ogni giorno a riposare sotto queste fresche vigne. Ricordo che una volta qualcuno mi disse: “Stai attenta a ciò che desideri, potrebbe avverarsi”. Winston Churchill diceva che il coraggio è la prima delle qualità umane, perché è quella che garantisce tutte le altre. E tanti altri testimoniano ogni giorno che la più grande viltà è quella di non far del bene quando si può.