S_CAROGNE

Bello e impossibile


 (Né più mai toccherò le sacre sponde)Esistono necessità primarie. Urgenze che variano da persona a persona. Talvolta coltri di convenzioni, retaggi familiari, paure ancestrali, pigrizia e superficialità ghettizzano i sentimenti e i desideri. Quelli selvaggi, che non abbiamo ancora edulcorato. Ad esempio, io ho mitigato la passione per Sartre, a vantaggio di seducenti certezze e della visione primordiale del ragazzo carino inculcatami da Perrault. Eppure, è lui che amavo. Lui e gli animi contorti, complessi, disperati, inconsolabili. E i poeti.A volte uscivo con coetanei dal pensiero decisamente più lineare, sfogliavo rassicuranti libri di Algebra, ma poi era Sartre a toccarmi. Le sue mani scivolavano piano tra le cosce; si fermavano, il battito del mio cuore pure, poi riprendevano meticolose il loro lavoro e penetravano piano, andavano via improvvisamente, lasciandomi muta, bagnata, ad anelare il loro ritorno. Tornavano, circoscrivevano il reale ai nostri corpi sudati, e assurgevo al ruolo di regina. Nonostante desiderasse più la mia pelle, il mio inguine e la mia lingua che le mie domande, io lo costringevo a fermare il flusso dei suoi pensieri, a leggermi qualcosa, scritta da lui o da altri. A parlarmi. Poscia la campanella suonava.