S_CAROGNE

Il morso della tarantola


Ho le idee ben chiare, ma fingo ingenuità dinnanzi alla mia stessa ragnatela.Nell’istante in cui scrivo “fra un’ora sono da te”, so già perfettamente cosa accadrà.Della tua depressione intellettuale non mi importa nulla! E’ solo una giustificazione posticcia ai miei passi che muovono verso una delle tua lussuose case in centro.Portone, scale, tu.E mi ritrovo drogata dalle tue parole, dal tuo conoscere, nettare dolce per la mia fame di sapere, per la mia curiosità bambina. Tu, seduto sul pavimento, a leggere poesie di Kavafis mentre io gioco a nascondermi sotto il divano, stuzzicando la tua attenzione.Scopro quanto sei narciso e quanto è facile, anche con te, la caduta nel vuoto, la trappola. Ma non è ancora tempo, non ancora volontà.E' la volta di Borges e, infine, Calvino: Palomar.Fame. Quattro mani a mescolare cibo, risate. Piedi nudi su parquet nuovo, vergine.Non hai nulla da bere. Si esce in vespa, in giro per la città deserta alle tre di un’ultima, pigra domenica di agosto, E’ birra fresca.La testa diventa meno pesante, i nervi meno tesi, aspettavo anche questo. Continua ad attrarmi la tua intelligenza e si insinua il verme del desiderio di te… del desiderio di sottometterti a me, piccola donna.Mi baci, scopro nel tuo sguardo una pagliuzza di luce fanciulla, di chi ha ancora l’abbandono totale, pulito, adolescenziale all’ altro sesso, alla sua venerazione. Di chi ancora non si è perso nelle sue pagine e pagine di lavoro quotidiano da novello Dürrenmatt.E’ questa la tua forza e, insieme, la chiave del tuo precipizio. Ora, mentre tu pensi di prendermi, ti perdo. Affondo le mie unghie sul tuo corpo, gracile, bianco. Il corpo di chi ha pelle che profuma di mondi, di libri, di lingue altre. Ne faccio sentieri rossi, rivoli della mia voluttà viziata. Lascio che tu abbia dolore e non ho pena alcuna.Ho iniziato ad odiarti nel momento esatto in cui i tuoi occhi hanno rivelato il mio potere. Ti ho odiato al punto che tu ora sei solo prevaricazione, la mia. Gioco senza pathos, ma con una vittoria scontata, fin troppo.E ci rivedremo, come ieri, come domani l'oggi. Aspetterò che tu muoia di vuoti orgasmi e sarò cattiva, come lo sono stata finora, a partire dalla tua prima sconfitta. Sarò velenosa tarantola che non perdona. Non perdono che, anche tu, abbia piegato la testa dinnanzi a me, piuttosto che tenere la mia.Sarò la donna che ti lascerà aperta la ferita del dubbio, sarò donna che maledirai, non per tua colpa, ma per tua natura, debole, con me.