S_CAROGNE

Gramigna


- Mi manchi.- Anche tu.- Vorrei perdermi fra le tue braccia.- Vorrei poterti abbracciare.- Non si può.- E’ vero, non si può, ma non so perché.- Semplice, io ti amo.- Io no.- Lo so. Non capisco.- Cosa?- Te.- Neanche io mi capisco. Ma sono così. Un giorno ci sono, l’altro no. Un giorno amo, l’altro  no. Non c’è una spiegazione logica. E’ così e basta. Forse sono malato. La malattia della  morte. Sei malata anche tu, sai?- Cosa dici?- Sì, sei malata di me.- Farnetichi.- No. Guardati. Mi stai parlando, ascoltando, guardando fisso negli occhi, eppure, non ci  sono. La sola cosa che di me ti appartiene è l’assenza. E sai perché avviene tutto  questo?- Perché sono malata?- Esatto! Dentro di te c’è un verme, viscido, silenzioso. Sono io. Mi nutro del tuo dolore,  mi disseto con i tuoi umori, riposo nel tuo ventre, caldo, umido e vivo… vivo grazie a te  e neanche te ne accorgi! E non potrò morire mai finché continuerai a pensarmi.- Smetterò di farlo.- Non puoi, mi ami.- Verrà qualcun altro.- Ma non sarò io!- No, non sarai tu. E allora… morirò io.- Tu?!- Sì. Piano piano insegnerò ai polmoni a non respirare, al cuore a non battere… Fino alla  fine, fino all’ultimo spossato respiro e flebile battito… così, in silenzio… ed allora, allora tu  morirai con me.- E no, cara mia! Allora io uscirò da te, volterò le spalle e ricomincerò daccapo: nuovo  giro, nuovo corpo! Continuerò a vivere, bene e senza di te ché, lo sanno tutti, l’erba  cattiva non muore mai.