S_CAROGNE

Cronache dal ristorante


Io gli studi leggiadri talor lasciando e le sudate carte ove il tempo mio primo e di me si spendea la miglior parte… L’artista disadattato che di giorno sciacqua pentole e la sera chino sulle sudate carte si dedica al manoscritto: che idea romantica.Premessa: in un ristorante, di norma, lavora chi non può permettersi di andarci. Cuochi, camerieri e lavapiatti stressati, depressi, annoiati, tutti al lavoro nella speranzosa attesa di trovare qualcosa di meglio. Detto ciò è facile presumere che chi lavora nell’ambito della ristorazione finisca, a lungo andare, con l’odiare i clienti che, dal canto loro, lasciano cadere con disinvoltura quella effimera maschera di educazione indossata durante la settimana lavorativa.Le salviettine vengono via solo a gruppi di ottanta, il bagno diventa ottimo connubio di igiene e buone frequentazioni, il classico ubriaco molesto di fine pasto, in definitiva una mandria pascolante di burini in cui talvolta svetta qualche signorile minimalista dal sapore antico. Per ragioni che nemmeno loro sanno la coppia Old England si impegna a mostrare in pubblico il suo lato migliore in ogni evenienza. Lui ostenta perennemente un tono da lord inglese in vacanza nella sua tenuta toscana, veste Ralph Lauren e annovera tra i suo hobby il golf e il giardinaggio. Lei, perennemente indecisa tra l’insalatiera d’argento e il portafiori di cristallo sin dai tempi della lista nozze, ha liquidato con il matrimonio i pochi sogni di gioventù, lieta di assurgere ad angelo del focolare per il resto dei suoi anni. In pratica l’effige di una aristocrazia polverosa che si sperava estinta da tempo. La famigliola felice ha nidificato, tu guarda un po’, in quel di Parchitello (e che ve lo dico a fare?). Ogni tanto la benemerita coppia si trascina al tavolo una piccola principessa sul pisello, recalcitrante e butterata di strass, che continua a domandarsi sulle pagine di myspace il motivo della sua esistenza senza peraltro trovare degna risposta. Il dialogo tra gli assisi al desco si indirizza sulla necessità di una buona istruzione e sull’imprescindibile uso di quel manufatto cartaceo cattura polvere per garantirsi un futuro decente. Il picco speculativo del lungo percorso dialettico termina con la seguente perla, prendete nota: Legittima preoccupazione della Madre: Tu non lo capisci che se non studi anche se ti mandiamo a ripetizione non servirà a niente.Autoritario monito del Padre: Se continui così finirai a fare la cameriera come queste qua (*)Figlia: Ahò, che tanto pure a fare la sguattera (*) lo stipendio sempre quello è. E queste mica hanno perso tempo a scuola. La cosa positiva è che in quel momento Sara, sempre prodiga di ira, stava, appunto, recandosi in cucina, che è quel luogo dove di solito i lavoranti possono declamare profezie mancine sull’integrità dell’ultima parte dell’intestino del cliente, spesso anche in rima, ma soprattutto è quel luogo dove è possibile mettere abusivamente in atto, per ripicca (tiè), pratiche culinarie che spaventerebbe  persino un parcheggiatore abusivo di Scampia.La morale? Il sangue non è acqua, e si vede: si leva infatti dal pavimento con più difficoltà. P.S. Casomai un domani finisse sulla prima pagina della cronaca nera ditelo voi ai magistrati: ci sono tragedie annunciate, ci sono tragedie impreviste e tragedie imprevedibili ma stavolta il movente c’è, seppur inenarrabile.  (*) Un nome a caso: Sara_1971.