S_CAROGNE

Finzioni


 (A mi manera)Su questa pagina va in scena da un anno e mezzo un florilegio di spaccati di vita. Per lenire un po' il dolore e il disagio scrivo a modo mio cose note a tutti, emozioni sperimentate con ogni mezzo possibile. Ormai siamo così intimi da trascorrere insieme anche Natale e Capodanno. Non occorre che vi ricordi che siamo il genere di umanità che riserva a certi eventi l'amorevole accoglienza che merita la schiusa di un uovo di pidocchio. Tuttavia, il mio cuore è in festa. Non sarò passiva: solo a letto, eventualmente, mi piace esserlo. Lo ammetto: non mi comporto conformemente al mio personaggio. Ma la coerenza, che è poi il male del secolo scorso, l'ha avuta vinta: sono una sua vittima. Io che sono “A” e “non A” non sono più neppure dilaniata tra quella me ligia al dovere come una brava scolaretta e quell'altra, il cui animo è scosso, turbato, eccitato dalla lettura della Duras. Non cercherò di divertirmi, no. La colonna sonora di questi giorni e di quelli a venire, assorti e composti, potrebbe essere la Llorona, e più di una paresi come reazione la situazione non meriterà. D'altra parte chi spera ancora di avere ai propri piedi l'amato cane al pranzo della domenica? A certi silenzi, a certe assenze, ma anche a parole omesse o rinnegate non c'è rimedio. I solchi che provocano nell'animo restano per sempre e talvolta un odore, o una nenia, sollevano, indelicati come un tornado, il velo pietoso che avevamo steso con estrema – talora maniacale - cura sul passato. E in attimo siamo di nuovo seduti di notte sui gradini della chiesa, e ricordiamo il peso, ma non la forma di quella sofferenza che ci impediva di tornare a casa, da papà che aspettava. Stupidamente, poi, riesumo oggetti: i ricordi mi sembrano più veri, e ricevo conforto da stoffe sdrucite, da pagine ingiallite. Mangerò avidamente, fumerò nervosamente: ingoierò il passato e aspirerò il futuro, imbrigliata da un presente che solo raramente consente al cervello di essere libero da ogni increspatura. Non voglio altro, né andare oltre, ipotizzando diversi scenari. Desidero mostrarmi per quello che sono: sfatta. Sì, come dopo un intenso amplesso, dopo interminabili passeggiate sui tacchi, dopo labirintiche giornate, dopo ore trascorse china sui libri alla ricerca di un senso. Sfatta, di certo più bella che dopo il parrucchiere e con i vestiti della festa. Se sfatta posso ammettere di essere stanca, di aver paura, di sentirmi indifesa. Posso stendermi a terra, lasciare che i bimbi mi scompiglino i capelli, e dedicare la giusta attenzione all'uomo zucca. Sarò a mio modo impeccabile: indosserò la maglietta da 9 euro con la quale mi sento Cameron Diaz.