S_CAROGNE

Bedroom eyes


 Bedroom eyes (A se stesso)Sì: a volte mi prende la smania e qualche volta, perché no, mi inchioda, di trascorrere con te ciò che volgarmente definiscono quotidiano. Il passo tra il magico fantasticare nel precario equilibrio di ore rubate alla routine e l'angosciosa, ma rassicurante, certezza di condividere orari e cessi, è breve. Non mi chiederei dove sei - cosa fai - a chi pensi, ma sarei manifestamente al tuo fianco - ti osserverei – non avresti scampo. Non ti cercherei, ti avrei lì, mio: il tuo posto sarebbe quello alla mia sinistra. Non cedo mea sponte il mio. A meno che tu non mi faccia trovare altrove, come fosse poesia, sbattendomi con la verga magistralmente celebrata dalla Merini o dalla Duras. Fare l'amore è un triviale modo di trascorrere il tempo in maniera aulica, anelando a brandire il nostro stesso cuore a guisa di un coltello. Eventualmente per infliggerci un eterno castigo. Nel mentre la ragione cede insicura il passo all'istinto, alla foia, e ormai arde il falò delle vanità: il dovere, la misura, gli ideali, la rivalsa, l'ovvio, l'altrove, la schermaglia sono cenere. Io e te. Il mio corpo e il tuo. Diretti ormai verso il punto di non ritorno, dove il dare e il ricevere si confondono (ci sono così tanti alberi che non si vede il bosco), dove l'animale vuole godere/sfregarsi/strusciarsi sull'altro e a lui chiede voluttà, ma non solo. Vuole veder fremere, struggere di desiderio, venire come fosse la prima volta (di certo sarà l'ultima), anche se è chiaro che nell'orgasmo e con l'orgasmo qualcosa si stia perdendo. La purezza? Il sentimento? No, solo la cognizione del dolore. Sono piena di te, non sazia. Divento avida, quando stiamo insieme, e gelosa perché è lei, quella me di carne e liquidi, quella che ti eccita, quella che vuoi veramente. Mi chiedo e ti chiedo se sai che ci sono io, anche io. All'apice del tuo e del mio piacere siamo ineluttabilmente soli. Poi arriva il tuo abbraccio. Dolcissimo è trovarti lì al mio fianco. Dopo. Il tuo respiro (sospiro) sul collo, nell'orecchio. Odo, atteso, anche il mio nome. Lo pronunci quasi con sorpresa: lo so, avevi dimenticato che io, tutta intera, proprio io, fossi lì. Sembri felice di vedermi, odi et amo: irrimediabilmente, anche se presto l'acqua cancellerà gli odori, il danno è fatto. Siamo nella stessa barca. Eravamo due, sembravamo uno, siamo e saremo due.