S_CAROGNE

Angeli con le pistole


Andiamo a cena in uno dei ristoranti più lussuosi di Bari. Il demonio appollaiato sulla spalla sinistra di Sara segna un punto a suo favore: in fin dei conti l’inserimento del proprio nome nella rubrica telefonica del figlio di un camorrista val bene la lauta mangiata che si prospetta. Or dunque. Sembra che lui, pio uomo, scoperta la tresca della moglie con l’amante, sia tornato subito a casa, si sia guardato allo specchio e abbia detto tra sé e sé: “bella stronza che è stata, mettiamoci una pietra sopra e non se ne parli più”, solo che evidentemente non intendeva solo metaforicamente perché aveva preso le chiavi della macchina, era sceso in strada ed aveva ripetutamente cercato di investire la bella stronza e l’amante, provocando l’intervento, tra l’altro, del proprietario del bar antistante, che guarda caso era anche lo zio del travolto, ed era immediatamente intervenuto (armato) a scongiurare l’Incidente. Ma va’. E io che avevo pensato ad un clamoroso errore giudiziario, ma tu vedi un poco la Madonna (nel senso che proprio ti appare, giusto in tempo per farti notare che stai dividendo il desco con un omicida mancato). E certo, meglio in casa. Sua, per esempio, dove se per caso vi venisse in mente di aprire il frigo trovereste una gamba nel congelatore. A seguire i due si dilettano con un tour nelle stradine del Cep dove, per una volta, Miss Sara si sente – bisogna ammetterlo - in una botte di ferro. Arriviamo a destinazione. Guardo la targhetta e la porta. Ma sì, è casa mia (Voglio il letto, le lenzuola e lo scaldino. La luce spenta. Io, il demonio e l’angelo polemico tutti insieme sotto le coperte con gli acari della rogna ed il pitbull. E per una volta provo una generica gratitudine nei confronti dell’esistenza). (Mortacci)