S_CAROGNE

cari Voi che mi avete seguito fin qua


Quando sono approdata in questi mari non avevo ben presente cosa fare della mia vita (nemmeno adesso, per carità) ma l’unica boa che mi ha tenuto a galla è stato, strano a dirsi, il mio stesso scrivere. Non che non lo facessi anche prima, anzi, però dopo questo quotidiano concionare è diventato l’unico mezzo per portare ordine nelle cose, nei cocci soprattutto. Siffatto frivolo blog è nato, sarò sincera, da un grande dolore ed ha partorito una Creatura afflitta. Se è certo che alcune sofferenze non vi abbandonano e non vi abbandoneranno mai, è pur vero che lanciarsi in un’impresa improbabile, faticosa e, volendo, priva di alcun senso - ed essere così ostinati da portarla avanti fino in fondo e a dispetto di tutto e tutti - può darti l’illusione del riscatto. Che meraviglia la sensazione di avere ancora qualche fiches da puntare, che fiera ed incontenibile gioia c’è nell’illusione che promesse mai pronunciate possano, comunque, essere mantenute, che diletto far tornare in vita la musica che sta dietro le note di cui si conserva con gelosia il suono. L’amore è un sentimento strano: a volte ci fa dono di cose immortali, altre volte non riesce a muovere nell’altro una sola fibra. Forse quelli di cui discettiamo appassionatamente sono solo miraggi o, viceversa, chissà, è preferibile credere nelle proprie chimere anche se sono destinate a soccombere: rifiutarsi di cercare un senso nella sofferenza o smarrirlo a fronte di una strenua ricerca di significato non è una scelta facile. Ma in cotanta sofferenza, e in tutta questa polvere, la stessa – mi illudo – di cui parlava Shakespeare, c’è un punto oltre il quale il rimpianto che porto dentro riesce a stemperarsi ed è l’attimo in cui la mia partecipata solidarietà riesce affannosamente a raggiungere chi si trova costretto a fare appello a tutte le sue forze per affrontare una perdita. Di solito c’è infinita umanità in colui il quale è rimasto solo, molta più di quella di cui ama fregiarsi chi, buon per lui, questo grosso dolore non l’ha mai provato. Sappiate, però, che difficilmente è lecito sapere su che strada possa incamminarsi  tutta questa compassione. proprie Cosa resterà, in mezzo a tutte le cose silenziose della notte, non so: forse il fascino delle opere incompiute o la potenza del destino di fronte alla quale sembrerebbe non si possa far altro che abbandonarsi. D’altra parte siamo in un mondo che fa guerre in nome di un Dio al quale personalmente io non sono mai riuscita a credere. Certo è che ciò che è stato ed ancora c’è dietro ogni mia parola è esattamente quello di cui scrisse, tanti anni fa, Andrea Pazienza. Ve lo dedico, con tutto l’amore che posso.