S_CAROGNE

Me lo hago sola


 (The great gig in the sky)Se Atene piange, Sparta non ride. Certo, passerà: tutto passerà. Vorrei usare un elenco puntato per fissare le mie ragioni e i tuoi torti, ma dubito che una tale operazione riuscirebbe a sedare il cuore, ad alleggerire i ricordi, a farmi addormentare. Ribadisco solo che il tempo rubato, strappato, inventato (la scelta), è un investimento più concreto di un mutuo e mi consola la prospettiva di poter continuare a figurarmi conversazioni e situazioni (ammetterai, almeno, che sono bravissima a creare una fitta tela, o rete se vuoi, con l'ordito costituito di concreti rituali e la trama fatta di ancestrali, insondabili, emozioni). E poi, lascia che io ricordi il tuo profilo peggiore.E ancora: non era, forse, tutta finzione? O quasi: cioè, di godere ho goduto veramente (anche se questo avviene in svariate occasioni, per esempio quando leggo). Il fatto è che, leggendo Marguerite Duras, è il caso di masturbarsi. Profondamente, violentemente. Lei inchioda, usando le uniche parole possibili, la solitudine. Il dolore. Il vuoto. Gli altri sono gli altri. Lei è altro. Lei è sola. Tu sei sola. Non lo fai per mero piacere, né tanto meno per vendetta. Ma sì, desideri una mano, maschile, femminile, tua, sua, non importa, che sapientemente ti sfiori. L'abbandono: a questo aneli. Un abbandono cristallino, scevro da vanità, aspettative, dubbi, ampliati dall'impossibilità di penetrare l'animo dell'altro e di districare il groviglio lì custodito gelosamente, il cui bandolo non è, evidentemente, il tuo amore per lui o il suo per te. Tenti, nella tua solitudine apparente, di evocarlo; è facile, così, amarlo, spinta dallo strascico di desiderio incollato sulla tua pelle dopo il vostro ultimo incontro. Non c'è nessuno accanto a te, direbbero i benpensanti. Vero. Falso. Quest'amore è vero al punto che puoi preservarlo dalla sua incuria, dalla sua logica, dalla sua follia. Quest'amore è ostinato, talmente ostinato da nutrirsi ancora di strali nati durante lunghe ore trascorse in pace, senza un obiettivo, nell'impossibilità di separarsi, quasi l'altra fosse ossigeno. L'eco delle sue mani e della sua lingua ti conduce, sia pur senza troppi preliminari, all'acutezza del piacere. Poi, ti guardi intorno. Lui non c'è. Sì, è andato via. Sei appoggiata al muro. Forse lui è dall'altra parte.