S_CAROGNE

Franando


Arriva un momento in cui il tuo mondo, o buona parte di esso, crolla, ti abbandona, ti implode dentro. Tutto sembra non corrispondere alle fila che reggi nelle mani, sebbene, fino  a pochi giorni prima, tutto combaciasse perfettamente.Accade come un terremoto, come un pericolo incombente che si realizza senza che tu possa fare niente per frenarlo, arrestarlo. E più ti affanni nel tentativo di opporti al crollo, più tutto sembra franare intorno a te.  Annaspi, ti dimeni, sorridi, sorridi sempre, perché pensi che forse non è così, forse non crolla alcunché. Sei tu che sbagli, non si è mosso nulla, o probabilmente è solo una scossa di assestamento. Però è lunga e i conti continuano a non tornare.La stanchezza si fa sentire, l’ansia della scossa perdurante, si trasforma in desiderio di terremoto.  Lo desideri come si desidera il colpo finale che cambi radicalmente la situazione, che scuota le acque, che giustifichi la tua ribellione. E il colpo arriva. Lo alimenti o semplicemente ne leggi i segnali con lucidità. Allora, non resta che arrendersi, soccombere alla frana nella quale qualcuno ha deciso che tu debba sprofondare.  Di buono c’è che, soccombendo, riprendi coscienza di te, terminano gli affanni del tempo perso ad evitare l’inevitabile, del tempo speso in funzione di ciò che non sei. Capisci che non si può accecare lo sguardo di chi ha deciso di disegnarti con colori che non ti appartengono. Di chi pensa che tu in quel franare stia a tuo agio. Ti abbandoni. Basta.Stasera ho deciso di abbandonarmi di sancire il mio basta. Se frana deve essere, frana sia. Mi riapproprio di me. Affondando, avrò di certo più tempo per leggere un libro e, Le assicuro, sarà di certo più produttivo che fare fotocopie di nulla per un'intera giornata.