S_CAROGNE

L'intervista (3)


Sara: Presidente, è un grande onore per me averla qui pochi giorni dopo la confluenza di An nel Pdl.  SB: Mi piace molto creare nuovi partiti. Prima avevo l’hobby degli insetti: ne plasmavo a decine ogni giorno. Poi mi sono un po’ stufato, anche se di tanto in tanto ritorno al mio primo amore.  Sara: Presidente, in passato erano i negri, poi i musulmani, adesso i romeni. Eppure nel 1995 l’annuncio dell’ingresso della Romania nella UE veniva dato con enfasi proprio da lei, che dichiarava: “Se è vero che il futuro dei Balcani è nell’Europa è altrettanto vero che negli stessi Balcani è anche il futuro di questa nostra Europa” SB: Ah no, adesso non mi metta in bocca parole che non ho mai detto. L’Italia non era un paese razzista prima che venisse invasa dai rumeni, cosi come l’Europa non era antisemita prima che fosse invasa dagli ebrei. Per fortuna noi cattolici, lungimiranti da sempre, siamo stati i primi ad inventare i ghetti. Dovrebbe ringraziarci per questo! Sara: La condanna dell'avvocato inglese David Mills è stata messa in evidenza sulle home page di molti siti britannici e di oltreoceano, mentre in Italia sembra che la cosa non abbia avuto rilevanza alcuna. Come se lo spiega, Presidente?  SB: Mia cara, c’erano cose più importanti a cui pensare: da quando non sono più Presidente del Milan la squadra sta vivendo una grossa crisi. Si rende conto?  Sara: Capisco. Nel giro di poche settimane lei, Presidente, ha suggerito ai cassaintegrati di trovarsi un lavoro a nero, ha promesso 100 milioni di dollari a Gaza, ed infine ha esortato gli italiani a lavorare di più. Subito dopo un poveraccio disoccupato si è dato fuoco in piazza del Campidoglio. Non ha temuto che il suo intervento potesse apparire inopportuno? SB: No! Ma che disoccupato! Lei non devi usare quella parola brutta. Si dice libero sul mercato del lavoro! E’ un’occasione, un’opportunità, una brezza leggera che scompiglia i capelli, come i suoi, appunto, che si ingrigiscono sempre più ad ogni rinnovo di contratto.  Sara: Ah, vedo che sa tutto di me, Presidente. SB: Proprio tutto, no. E’ chiaro che mi sono informato quando ho saputo che dovevo incontrarla per un’intervista. Non potevo certo presentarmi qui senza sapere nulla del mio interlocutore. Vorrei davvero sfatare questo mito sulla mia onniscienza: posso senz’altro conoscere tutto, ma non sto di certo a pensare sempre a voi esseri umani. Ho anche io i miei interessi, cosa crede? Sara: Ecco, appunto, parliamo della sua vita privata: a quale hobby si dedica quando è a casa, Presidente? SB: Dunque. La lobby massonica, quella vaticana e delle telecomunicazioni. Ad ogni modo stavo pensando di prendere casa anche a Bruxelles. Non si sa mai.  Sara: Mi scusi, temo ci sia stato un – ehm – malinteso. Ma andiamo oltre. Quello che mi piace di lei, Presidente, è l’aver subito pronto un rimedio ad ogni problema. Hai un figlio da mandare a scuola? Iscrivilo ad una privata. Aumentano i crimini? Comprati una pistola. Ami una persona del tuo stesso sesso? Abbi la decenza di non dirlo in giro. Ma come faremo con la crisi dei mercati finanziari?  SB: Porti pazienza, Signorina, mi permetto di ricordarle che l’economia si basa su equilibri precari vincolati all’assetto politico. Quello tra il sistema produttivo ed il governo è una sorta di cerimonia nuziale: le crisi vanno e vengono, ma i matrimoni sono per sempre. Come i miei, appunto. Sara: Presidente, nel 1997 si recò in Umbria a visitare la gente sfollata, regalando orologi del Milan e soprattutto dichiarando che se  al governo ci fosse stato Lei in pochi giorni sarebbe riuscito ad assicurare a tutti una casa. Non crede invece che lo Stato, pur nell’impossibilità di prevedere un terremoto, debba impegnarsi di più nella sua prevenzione. Che ne pensa? SB: Mia cara, sembra proprio che con i terremoti toccherà conviverci, come direbbe il ministro Lunardi a proposito della mafia. Pasqua è vicina, la Resurrezione anche, Lei, pertanto, vada al mare e si rilassi: fidatevi, pagheremo tutto noi.