S_CAROGNE

I fiori del male


 Pensate al nome adatto a una bellissima donna. Per esempio Elena. Sì, una donna con un nome così dovrebbe emanare fascino e grazia per contratto. Bene, ecco la storia di Elena.Lei era una donna cui una fotografia non avrebbe potuto rendere giustizia. La vitalità al più può imbrigliarla uno scultore o, almeno, un Bresson. La staticità, comunque, era un concetto non assimilabile alla sua personalità. Un film d'autore su Elena, forse, vi avrebbe consentito di ammirare le numerose sfaccettature del suo volto, la mobilità dei suoi occhi. Ma l'attrazione che era capace di suscitare in ogni forma di vita a lei prossima e il suo profumo andavano saggiati dal vivo.Amava, non corrisposta, più che un uomo, la sua famiglia. Lei, senza casato, ma aristocratica nei modi, figlia biologica di una donna piccola, aveva trovato da sola rifugio nei classici greci e latini e si sentiva a casa in una grande villa piena di libri antichi. Si recava lì ogni pomeriggio, nascondendo la sua curiosità intellettuale dietro una piega immobile, dei capelli e delle labbra, e un trucco perfetto, elargendo le proprie grazie senza malizia.Sposò un giorno, chissà perché, un uomo qualunque, che non seppe seguirla. Non seppe soffrire con lei, non seppe sporcarsi con la sua follia, rinvigorita da serie letture. Lui le offrì amore ordinario, una casa confortevole e una figlia garbata. Ma le sue giornate non si riempivano con quello che basta alle altre donne.Un giorno lei, splendida sessantenne, è caduta da un piano alto. Senza urlare. Adagiandosi elegantemente al suolo. Elena è morta. Non era sola: nella sua testa si aggiravano demoni, sconosciuti ai più, che rendono difficile il fluire dei giorni. Solita telefonata. Mia madre dissimula l'angoscia. Tergiversa. Non ha il coccodrillo pronto. In genere è più spigliata, snocciola aneddoti e parentele. Questa volta mi concede vari secondi per tentare di indovinare. Nel sottoinsieme da me individuato di possibili estinti Elena non compare.La ritrovo invece nei lunghi pomeriggi trascorsi nel giardino di mio nonno, quando il tempo trascorreva troppo lentamente (sapeva, forse, che l'avremmo rimpianto!) e la notte giungeva mentre, a turno, il silenzio, la noia, le risate sguaiate o un'improvvisa tristezza, a volte la commozione, le dotte citazioni, ci tenevano compagnia.