S_CAROGNE

Christmas S(c)arol


Happy Christmas Geghe, Happy Christmas Sara PrologoE anche quest’anno, Dio nolente, è finito quel periodo mefitico in cui vige l’usanza di scambiarsi doni e gentilezze, circondati da calde e allegre luci. A conferma del fatto che posseggo una personalità gradevole e per nulla sociopatica stavolta la vigilia è stata trascorsa a frantumarsi gli ovociti in mistica solitudine con Geghe. Non provando più le soddisfazioni di un tempo nell’accendere un fuoco o nel  trascorrere la notte in questura, la logica evoluzione del mio modus sub-vivendi quest’anno si è avvalsa di quella scomoda compagna di tanti affezionati o saltuari bevitori: la sbronza. Che poi sostituendo la B con la T è anche la sintesi della mia vita.  Corollario del PrologoL’ultimo cane ospite di  casa_1971 si è ripreso. Fin troppo. Non avendo ricevuto l’onore di un nome al suo arrivo (eravamo tutti certi della sua precoce dipartita) la scellerata attualmente è convinta di chiamarsi Vieni Qui. Ad ogni modo si è ambientata perfettamente e ha dato sfoggio di alcune patologie mentali canine che la collocano in pole position nel branco di randagi.  SvolgimentoI parte: la VigiliaGeghe arriva a casa_1971 con l’immancabile Vaso di Pandora che da sempre porta dentro di sé, insieme a 3-4 litri di birra e ad una batteria di  immonda frutta secca. Dal cesto occhieggia una scatola di marron glacés, i dolci preferiti da Sara. Il cenone della vigilia è base di piatti salati (arachidi e fonzies) e appetitosi dessert accompagnati da una Du Demon d’annata, forse distillata dai monaci avignonesi sotto l’effetto di qualche droga. (A proposito: aver saputo prima quanto fosse devastante l’effetto costipante dell’alcool abbinato ai marron glacés). Parentesi: i dialoghi tra i commensali, come potete leggere qui di seguito, potrebbero essere stati scritti da Borges. Geghe: Come si chiama il cane nuovo?Sara: E’ una femmina: Vieni Qui.Geghe si avvicina con la sedia. Sara: Non hai capito, è il nome. Geghe: Non hai capito? Il nome volevo sapere. Sara: Ho capito che vuoi il nome: chiamala Vieni Qui. Geghe: Dove devo venire per chiamarla? Sara: Senti lascia perdere, facciamo che si chiama Sara. Ok? Geghe: Sara? Carino come nome.Sara: Grazie.Geghe: Perché grazie? Vivere qui è divertente – è quello che mi dico ogni volta che mi fermo a parlare con i miei saltuari coinquilini. Intanto l’alcool inizia a produrre effetti sulla sua anima da misantropo (L'alcool è un liquido prezioso: conserva tutto, tranne i  segreti). Geghe: Secondo te l’anno prossimo riesco a trovare una ragazza?Sara: Eh. Guarda se ci riesci tu allora anche io ce la potrei fare. Geghe: No che c’entra: tu sei un’amica. A questo punto,  un po’ turbata dall’idea di non essere all’altezza dei sogni erotici di Geghe, scelgo di decedere a letto addormentandomi con una scarsa fiducia nel risveglio successivo. Difatti…   II parte: Santo NataleSara risorge dal materasso e si guarda allo specchio: ha residui di dentifricio agli angoli della bocca ed un alito pestilenziale. Nell’ingresso incrocia uno sconosciuto che ad un primo sguardo sembra aver dormito solo cinque minuti tra un incubo e l’altro. Ad un secondo e approfondito sguardo lo sconosciuto risulta essere Geghe: è necessario schioccargli le dita davanti agli occhi per riportarlo, ogni tanto, nel mondo reale.A questo punto mi metterei a piangere, ma non posso permetterti di sciupare neanche una goccia di liquido vista la disidratazione da alcool. Ci sediamo a tavola per la colazione: il caffè ha la stessa efficacia di uno sputo in un tornado. A questo punto affinché Sara arrivi a casa dei parenti con il giusto cipiglio la Vostra beneamata decide di farsi una corsetta prima di pranzo. Un po' di attività fisica – pensa Sara tra sé e sé - aiuta a bruciare qualcuna delle cinquantamila calorie liquide assunte la sera precedente ed è importante non solo per sentirsi meglio, ma anche per evitare di attirare su di sé pregiudizi, rimproveri e commenti imbarazzanti di familiari e conoscenti. I due si danno una ripulita alla meno peggio e  si avviano verso la loro mattinata fitness quando, inaspettatamente ma non troppo visto l’indole da ex-galeotta, Vieni Qui scappa. La santa mattinata natalizia viene quindi allietata dalla seguente scenetta: un cane immondo scappa sulla tangenziale di Bari (deserta), un uomo con la faccia cisposa le corre dietro urlando Sara Sara Sara (!), una donna in auto smadonnando cerca di raggiungerli sull’altro lato della tangenziale. Solo dopo una decina di minuti la donna riesce a congiungersi con il cane ed il cisposo e a questo punto Vieni Qui fa conoscenza con la versione kapò della tipa che solo una settimana l’aveva amorevolmente adottata dal canile: nel corso dell’azione punitiva il silenzio viene squarciato da un urlo da contusione al menisco – quello di Sara, purtroppo, e non del cane (tutta questione di tecnica: le stampate si affineranno con il tempo, statene certi).  Così, tutta bella sudata e con un principio di infarto, Sara si dirige verso una delle più estese zone di spaccio che di solito la gente  perbene evita come fosse un posto infestato dalla peste nera. D’altronde quando si è così disadattati da decidere di dedicarsi al footing la mattina del 25 dicembre anche la scelta dell’ambientazione ha il suo perché. Bella corsetta: adesso ci vuole solo una doccia ristoratrice perché qualcuno guardandomi non pensi ad un lutto in famiglia. Ed in auto da qui ci vorranno sì e non cinque minuti per ritornare all’ovile - pensa allegramente Sara. Solo che, vedi un po’ i casi della vita, lo stramaledettissimo telecomando della Saramobile improvvisamente smette di funzionare. Sara spaventa una signora anziana bestemmiando tutto il pantheon degli Dei e tenta di contattare qualche anima buona disposta al sacrificio: i cellulari dell’Ipocondriaco e VoglioSara, guarda caso, risultano spenti. Decide allora di incamminarsi a piedi: nell’auto lascia, naturalmente, anche Vieni Qui, in spasmodica attesa della sua libertà. Per un attimo pensa di procurarsi una tanica di benzina ed un accendino invece della copia del telecomando ma ci ripensa: in fondo è Natale. Ma che sarà mai? – pensa Sara per farsi coraggio - Alla fine per ritornare a casa_1971 basta attraversa una giungla di sterpaglie e campi incolti (chi ha detto che la campagna è bella? Non credetegli).  E così dopo appena 55 minuti (li ho cronometrati) Sara arriva a casa passando dal garage della Vicina (le chiavi del cancelletto sono restate in auto a far compagnia a Vieni Qui) facendo così un ingresso sconvolto e sudaticcio degno di una battona di ritorno dalla nottata di lavoro. Vi dico solo che a distanza di tre giorni mi fa ancora male tutto quello che sta tra il collo ed il polpaccio.Adesso aspetto Capodanno con il consueto spirito di generale avversione per il prossimo che mi contraddistingue, sperando in un cenone in cui nessuno si azzardi a rivolgermi la parola, fosse anche per sbaglio o per chiedermi di passargli il panettone.Nel frattempo Auguri, mi raccomando non fate cazzate, non più di me perlomeno, e ricordate che il 2010 sarà l’anno… ho quasi paura a dirlo… dei Pesci (Alleluja)!