S_CAROGNE

Il Rinnovo


La partenza è prevista per domenica. E’ venerdì. La Divina Provvidenza mi suggerisce di controllare i documenti. La carta di identità è scaduta. Sono le 10.30, l’ufficio chiude alle 12. Posso farcela, è vicino casa. Mi precipito fuori in tuta (made in decathlon, felpa gialla, pantaloni viola, scarpe da tennis bianche e rosse), pinza da casalinga disperata tra i capelli (da lavare), nascosta ad arte sotto un cappellino largo (marrone fantasia floreale). Pazienza, tempo un quarto d’ora e sarò di ritorno e poi qui vicino chi vuoi che mi veda? Devo sbrigarmi, è già tardi, pochi vezzi, molta praticità.Arrivo alla sede distaccata dell’ufficio comunale. Picasso (nome d’arte dell’impegato noto per la firma dei suoi documenti di identità) è assente, ragione per la quale l’ufficio risulta chiuso. Santo stacanovismo meridionale!Ore 11. Corro all’ufficio centrale. Entro e l’impiegata guardandomi: “Sei Italiana?”; “Sì!”; “Sei sicura?”; “Sì.”; “Tre foto tessera.”. Frugo nel portafoglio, dovrei essere fortunata, forse mi sono avanzate da identificazioni curricolari recenti… Non sono fortunata (sai la novità), ne ho solo due.Esco dall’ufficio, 11.15. Cerco un fotografo nelle vicinanze. Entro in un negozio di animali per chiedere informazioni. Cani liberi in mezzo a defecazioni stantie e odore rancido di orina mi regalano una ventata di freschezza ed un impeto di tenerezza verso gli adorabili cuccioli. Schivando gli ostacoli mi avvicino alla cassiera, polacca. “C’è un fotografo nelle vicinanze?”, “No, no! E poi non capito bene.”, “F O T O! C’è foto qui vicino?”, “No, no…”, “No che non c’è o no che non hai capito?”, “No, no…”. La bestemmia monta, lo sento. Si palesa in un lieve calcetto al cagnolino che si frappone tra me e l’uscita. (- CAI! – FOTTITI, BESTIA!) Sono vicino alla stazione. Ci sarà una di quelle macchinette infernali che solo in Amélie possono ispirare fantasie romantiche? C’è. Costo fototessera euro 4, dal mio portamonete a forma di gatto spuntano solo euro 3.50 spicci. Devo cambiare i soldi. Bar, accendino porno. Resto di 4 euro, perfetto.Entro nel parallelepipedo infernale. Metto i 4euro, la voce metallica specifica il prezzo reale: 3.50, non dà resto. Mi siedo sullo sgabellino malmesso che dio solo sa quanti culi multinazionali avrà conosciuto e mi fermo a quelli… Schiaccio il bottone, sempre voce metallica: 3 2 1 flash…Prima foto: allucinata dal flash e con lo sguardo ansioso da countdown, un po’ bassa… cappellino strategico, ma forse è meglio toglierlo. La rifaccio.Sono più preparata. In posa, paleso ghigno da carta di identità, mi punto sulle gambe per salire di altezza, me lo sento, andrà bene… 3 2 1… Un gruppo di tre albanesi apre la tenda: “Stai facendo la tessera per il permesso di soggiorno?”, “Noooo!”; “Scusa, scusa, non ti agitare tanto!”. Allibita controllo la foto. Sono uscita di sbieco, con un occhio all’obiettivo ed uno all’albanese, senza cappello, con la chioma scompigliata e la pinza (azzurra) che spunta dalla nuca… Vado per cancellare la seconda foto, ma l’albanese di prima riapre la tenda: “Senti, ti sbrighi?”; “Un attimo, ho quasi finito…”, mi distraggo. Premo il pulsante sbagliato. Mando in stampa la foto. Ore 11.50, mesta e vinta dalla immigrazione regolarizzata, mi rimetto in cammino verso l’ufficio. Consegno le tre foto all’impegata che sorride e mi guarda con pena. Non è finita: “Alla voce professione che metto?”; “Nei tre minuti che dividono me dalla sua pausa pranzo cerco di spiegarle la mia precaria condizione professionale.”; “Ok, ho capito: scrivo studentessa!”.Sarò una studentessa strabica e con la pinza azzurra fino al 2020.P.S.: Ovviamente il viaggio è saltato.P.P.S.: Sono pronta a giurare la veridicità dei fatti raccontati dinanzi a qualsivoglia On.le Tribunale… Tuttavia, ve ne prego, risparmiatemi l’elemento probatorio portante!