S_CAROGNE

(Ri) Riportando tutto a casa


  No, no. Mi dispiace, Amélie, ma non sono d'accordo. Sono tre anni che su questo blog ci arrabattiamo per far comprendere ai lettori che nulla di ciò che scriviamo è autobiografico e poi arrivi tu (tra l'altro, scusa se lo dico, ma allora tu saresti una pazza omicida schizofrenica) e vuoi istillare il dubbio? Non fidatevi, o amati utenti di s_carogne! Di autobiografico nelle nostre modeste pagine c'è solo il nostro essere – ciascuna a modo suo – donne di (poco più di) trent'anni. La razza umana è così fatta che esseri sani di mente sarebbero pronti a sacrificare la loro giovinezza, il loro corpo, i loro amori, i loro amici, la loro felicità e molte altre cose ancora sull'altare di un fantasma chiamato eternità. Amélie! Ma allora conosci Sara? Voglio dire: la giovinezza, quella è da tempo un lontano ricordo, però poi sì: la mia sodale ha crivellato il suo corpo di discutibili piercing, ha amoreggiato con improbabili avatar, ha dedicato ogni momento libero della sua vita a codesto inquietante blog... Non essendo carino inveire contro gli assenti, taccio.  […] se sono così famoso, caro signore, è perché nessuno mi legge. Non so perché, ma temo che possano dire lo stesso la maggior parte dei curatori dei Gold Blog di Libero... La maggior parte della gente non legge. A questo proposito, c'è una citazione eccellente, di un intellettuale di cui ho dimenticato il nome: “In fondo, la gente non legge; o, se legge, non comprende; o, se comprende, dimentica”. Ecco mirabilmente riassunta la situazione, non trova?  Ecco, cari avventori di s_carogne, si parla di voi! Ad ogni modo, il mio non è un rimprovero. L'importante è che voi compriate il libro. Non occorre leggerlo, né tanto meno capirlo o citarlo: è sufficiente regalarlo ad amici e parenti. [...] non basta avere una buona penna per essere scrittori.Ah no? E che altro ci vuole? Qui, a dirla tutta, ci accontenteremmo anche di una buona matita. Comunque, se proprio insiste, vada pure avanti. Molte cose. Prima di tutto ci vogliono i coglioni. E i coglioni di cui parlo non c'entrano col sesso.Ebbene, i coglioni sono la capacità di resistenza di un individuo alla malafede ambientale. Scientifico, eh? Definizione originale, non c'è dubbio. Anche vagamente condivisibile. Certo, non si può pretendere che su aNobii aggiungano la categoria “coglioni” con tanto di stellette, comunque potremmo tenerne conto prima di consigliare un libro a un amico. […] Anche perché ci vogliono altre qualità. Ci vuole un cazzo.  Ehm. Ho qualche difficoltà a seguirla. (L'auditel, intanto, ringrazia.) Sarà che non mi si addice il linguaggio cameratesco. In che senso, prego? Il cazzo è la capacità di creazione. Temo di aver letto pochi autori/autrici con coglioni e cazzo. Solitamente, con sollievo delle case editrici, i lettori si accontentano di molto meno. Immagino che manchi ancora qualcosa. Quello che ci manca sono le labbra. Le labbra hanno due ruoli. In primo luogo fanno della parola un atto sensuale. Ma il secondo ruolo è ancora più importante: le labbra servono a chiudere la bocca su quanto non deve essere detto. Anche la mano ha le sue labbra, che impediscono di scrivere ciò che non si deve.  Sara, hai letto? Passi per l'atto sensuale. Certe cose non si imparano a scuola. Concentrati sul secondo ruolo delle labbra. Sia pur piercing-munite le possiedi anche tu. Usale. E poi? (E poi, e poi, e poi...) Ci vogliono anche le orecchie e la mano.In realtà l'orecchio è la cassa di risonanza delle labbra. È l'urlatoio interiore. La mano è per godere. È terribilmente importante. Se uno scrittore non gode, allora deve smettere subito. Scrivere senza godere è immorale.  Beh, la cosa della casa di risonanza non è di immediata comprensione. Quale autore aveva un buon orecchio? Devo riflettere su questo, accetto suggerimenti. L'importanza della mano, invece, mi è chiara. Tranquilla, Amélie, di godere godiamo, chi più chi meno. Lungi da noi l'immoralità. La scrittura fa un gran casino a tutti i livelli: pensi agli alberi che si sono dovuti abbattere per la carta, ai magazzini che si sono dovuti trovare per conservare i libri […] alla tristezza di quegli adorabili imbecilli che li leggeranno senza capirli, e infine soprattutto alla fatuità delle conversazioni che seguiranno alla loro lettura o non-lettura. Suvvia, non è poi così grave. I libri sono belli, cosa importa se arrecano danni al pianeta? Che ne sarebbe delle nostre esistenze senza questi deliziosi oggetti? Senza l'incanto delle pagine rilegate le nostre case sarebbero vuote, le nostre notti più misere, le nostre conversazioni ancor più meschine. Comprate, gente, comprate! Non bisognerebbe mai conoscere gli scrittori. Ok, anche Amélie è uscita con Sara. No che non si dovrebbe. È già abbastanza difficile per i parenti. Abbia il senso delle sfumature, per favore. Userò questa frase per il prossimo biglietto di auguri indirizzato a mia suocera. Grazie, signora Nothomb.