S_CAROGNE

Il Mestolo


Sei il rimescolare dell’acqua nello stagno.Un pesce rosso solitario che scende al fondo, sbatte le pinne ed è di nuovo caos… Humus che risale a galla o solo fanghiglia, non so.Mi confondono le tue parole, i tuoi passi decisi, la tua presa apparentemente infallibile.Sei il bianco di una camicia di lino che odora di onde. Sei l’inchiostro di china che macchia un foglio di carta porosa e ne fa foglie umide di bosco.Sei il sorriso disarmante dell’infanzia e lo sguardo solcato dalla pazienza.Il rumore invadente dei tuoi credo a volte risulta un puzzle complicato che, solo dopo l’immane fatica fatta per finirlo, ti accorgi essere carente del pezzo centrale.Detesto l’emozione che mi prende ogni volta che ti scrivo e non sopporto gli stupidi errori ortografici che faccio per distrazione. Sì, mi distrae da sempre, la primavera, come quella volta, su quella panchina in attesa dell’amico che mi avrebbe dato un passaggio fino a casa.I tre diamanti brillano intensamente, ma di luce riflessa. Mille Euro l’uno, una follia. La sua mano è troppo gitana per poterne portare il peso. Li dimenticherà sul lavandino del bagno di un autogrill.Il thè verde non è il profumo migliore per la tua pelle bianca e quelle meches nere ti appesantiscono i lineamenti. Sei stanca. Lo dice il tuo sospiro affannoso.Passava ore ad impastare arancini al pistacchio o a preparare la granita alle mandorle per la pausa pomeridiana. Noi, sudati, infangati, alla ricerca della pietra rosa dai poteri magici.A volte mi sembra ancora di masticare la sabbia che il vento del nord soffiava forte sul mio corpo. Lunga quella notte. Un unico intenso bacio di mille baci sbagliati.Il filo era color ruggine come il vaso di terracotta, come il foulard di seta a coprire gli occhi. Fu uno spettacolo riuscito.Ascolta, quello che voglio raccontarti è il silenzio di un vivere quotidiano immerso in sciocchi smarrimenti di donna. Voglio raccontarti i miei occhi ed il labirinto delle conclusioni che non afferro.Aspetterò che tu sorrida ancora domani e dopo pianga e sorrida di nuovo. E poi sarà un campo di camomilla.