S_CAROGNE

Certe Notti


Premessa. Anonimo è giunto in questa casa con le migliori intenzioni e con una valigia zeppa di ottimismo e fiducia. Un po’ come Mosè sul Monte Sinai, per intenderci, convinto che le cose, nell’antro 1971, potessero risolversi in breve tempo.  Le lunghe notti della Gestapo Dopo appena (eufemismo) due settimane dal suo arrivo Anonimo si rende conto che il suo ruolo è ormai quello del sacerdote: senza nemmeno avere il tempo di accorgersene emanare conforto e dissipare l’ansia che stringe intorno a Sara è diventata la sua missione di vita. La routine quotidiana è andata a farsi benedire sin dal primo giorno perciò l’alimento base di casa_1971 (la frisella condita alla meno peggio) viene assunto dove e quando capita: in auto, sul divano, nel letto o finanche nel bagno.Le uscite sono ridotte al minimo: impossibile ritornare due volte nello stesso posto perché ci riconoscerebbero e non ci farebbero rientrare mai più. Ed in più, a ciliegiare il quadretto, si è aggiunta l’insonnia. Ora.Gli insonni di solito leggono un libro, guardano il televisore, portano a spasso il cane: nelle peggiori situazioni soffrono di bulimia o si attaccano alla bottiglia. Sara no. Sara è diversa, per carità: lo sa lei e da qualche tempo lo sapete anche voi. Il risultato è che ad un orario imprecisato della notte, quando la vampa del solleone si è appena spenta e giunge l’ora di andare a letto, il manducatorio_1971 viene abbandonato in favore di un giretto in auto. Il che fa sì che Anonimo abbia l’auto carica di barrette da astronauta, un cambio di abito, succhi di frutta ed una tenda da campeggio (tutto verificabile, lo giuro). Lo scopo è quello di pirlare* fino alle 04.00 del mattino. [Pirlare: nuovo verbo ottenuto per crasi del parlare e sentirsi un pirla].  Dopo la nottata trascorsa in foresta Anonimo ha cercato di arginare i tour notturni ma i risultati sono stati meno che mediocri perché Sara, volendo, mostra una molestia superiore a quella di una mosca. Perciò, nonostante i saggi propositi (devi star tranquilla e cercare di riposare, vedrai che se stanotte restiamo in casa domattina ti sembrerà tutto diverso), la vocina borderline della Vostra ha il sopravvento e, ineluttabilmente, si parte. La meta è sempre sconosciuta. Il fine - viceversa - è noto ed è quello di combinare le cazzate tipiche di una che vorrebbe tanto avere ancora diciannove anni (e in effetti).Perciò si gira in auto tra pianti, recriminazioni, sconforti e ansie intollerabili finché ci si ferma in un posto a caso. Per esempio nel parcheggio di una scuola, tra boccette d'acqua distillata vuote, covi di scolopendre e una batteria di preservativi usati. A questo punto Sara decide che il posto è perfetto per tentare la scalata della sua nevrosi. Letteralmente. Nel senso che si inerpica su un cancello di 3 metri scalza, scarmigliata e con le lacrime agli occhi camminando sul cornicione. (Ho un eccezionale talento funambolico, lo scrivo casomai servisse una giustificazione). Anonimo con la serenità di Siddharta cerca di richiamarla alla ragione (Sara, ti prego, puoi cadere; Guarda che è alto lì sopra, coraggio scendi, pensa al blog) ma nulla può quando l’altra me stessa, la Matta, prende il controllo della situazione. Ed infatti sono scomparsa nel buio per una mezz’ora congedandomi da lui con una gentilezza di cui persino Lina Sotis sarebbe stata orgogliosa (non fare il coglione e spegni le luci dell’auto. Che prima si scarica la batteria e poi ci arrestano). Eppure a vedermi sembro normale e chi mi incontra non può esimersi dall’affermare che mostro sembianze davvero serene. Oddio… in effetti lo dicono anche dei morti…   P.S. il mattino successivo alle ore 04.00 a.m. ho trovato Anonimo intento a fissare le piante con l'espressione tipica del bassetthound intento a leggere la Critica della Ragion Pura. La prima cosa che ha detto è stata: Vi prego, ditele voi basta perché che non reggerò ancora molto così.  La MiserandaHo perso il conto delle volte in cui sono stata costretta a ricominciare. Non so se con una maggiore fiducia in me stessa le cose sarebbero andate diversamente ma adesso che sfoglio la mia collezione di sconfitte, il peso degli errori sopravanza di troppe spanne l’ottusa volontà di accondiscendere alle richieste della mia parte saggia. Di notte il buco che ho dentro mi si allarga fino a diventare falla enorme per poi perdersi in estuari lungo troppi ricordi. Mi chiedo se io sia innamorata di te o dell’immagine che di te mi sono fatta. Mi chiedo se il libero arbitrio esista davvero o sia soltanto un arto fantasma che sentiamo nostro solo quando duole. E mi chiedo infine quanto tempo debba ancora passare perché io smetta di sperare che sia tu ad arrivare quando resto ferma sulla strada come un cervo accecato dai fari. Scegliere di fidarsi delle proprie emozioni, e di seguirle, è sempre a nostro rischio e pericolo: che si chiamino rabbia, amore, afflizione o ansia generano un mondo concreto di contesti ed attività. Ciò che resta sono persone adirate, scene sconvolgenti, disastri sentimentali, famiglie afflitte, funerali, genitori ansiosi ancora svegli a mezzanotte, e così via.C’è chi entra in punta di piedi nella propria vita e chi con il passo del giaguaro. E chi invece ha bisogno di caracollare a lungo prima di trovare la propria andatura. Io mi accontenterei di averti ancora vicino tutte le volte che cerco di rialzarmi.