S_CAROGNE

Se mi lasci non vale


La gente non fa un viaggio. È il viaggio che fa la gente Sara, nonostante per motivi del tutto incomprensibili non abbia ancora trovato un agente né vinto lo Strega, ultimamente - al pari dei grandi scrittori - ha sempre la valigia sul letto (E la similitudine con i grandi scrittori si ferma qui: per compassione tralasciamo il fatto che ultimamente sul letto oltre alla valigia Sara abbia anche una colonia di  uova di pidocchio, belle grasse e lucenti).  Quando la Vostra è in un periodo di insoddisfazione lo si capisce da due cose: dai capelli e dalla casa (e per vostra fortuna non dovete avere a che fare né con gli uni né con l’altra) e così guardandosi allo specchio (OddioMio) decide che un viaggio è sempre la maniera migliore per sfuggire ai propri tormenti (con il disdicevole svantaggio di trovarli moltiplicati sull’uscio di casa al ritorno, ma vabbé). E così si parte: La sveglia suona alle 04.00, Sara si desta e fa colazione con un olocausto di savoiardi sepolti dal mascarpone dopodic passa a raccattare la Figacciona e la Bimbominchia.Durante il viaggio Ella, protettrice delle vittime, in senso stretto e lato, contatta Anonimo in cerca di solide piccole rassicurazioni quotidiane in grado di spianarle le rughe della fronte: Ma sei già arrivato? Ti fai portare l’acqua in stanza? Mi fai lasciare una coperta in più? E un altro cuscino? Ma quanto si paga? No perché io più di 25 a notte non posso. Come sarebbe a dire che costa 35? Ma sul sito web c’era scritto 25 sono certa!!!! Eh ma adesso pianto un casino che non ti dico. Come dici? Ma che davvero? No, non posso aver scambiato un albergo per un altro!! Sono sicura, sì che sono sicura. Ah, dici che quell’albergo di cui parlo io hai controllato ed è in Svizzera? Ma possibile? Vabbè, al massimo ci presti un centinaio di euro e poi te li restituiamo. Pronto? Come? Oh non si dicono certe cose. Vabbé vabbé ne parliamo dopo. Per un’oretta le tre cozzale imperversano cantando a squarciagola nell’abitacolo finché un scoppiettio sospetto non turba la giocosa atmosfera. Lo sentite anche voi questo rumore? E’ la domanda che non dovrebbe mai, e sottolineo mai, essere pronunciata a bordo di un’automobile. Le successiva tre ore trascorrono quindi sollazzate da una raffica di sms e squilli imperiosi ad Anonimo contenenti sagge domande quali: il rumore che prima sentivo a sinistra ora lo sento a destra e sembra un soffio: cosa può essere? Ma non sarà mica la cinghia? Ma che domande fai? Certo che non ho forato. Vabbè, scusa, ma se non riesci a comprendere cos’è allora non dire che ne capisci di motori!!! All’arrivo le tre vengono fatte sostare nella hall in attesa che un Anonimo particolarmente irascibile transiti nella apposita area di decompressione e si decida ad andare a cena. Dopo una breve colluttazione si opta per il giapponese. Sappiate che una delle maggiori divergenze di opinioni tra Sara e Anonimo riguarda un oggetto da lui ritenuto indispensabile e da lei superfluo: il navigatore. Appena salita in auto Sara lo sequestra, Anonimo si imbufalisce, la Figacciona cerca di far da paciere, la Bimbominchia si mette a strepitare per la fame (un giorno vi spiegherò perché sono costretta a trascinarmi dietro queste due piccole dementi e finalmente comprenderete). Si arriva ad un compromesso: ci si incammina senza ed in caso di necessità si ricorre all’aiuto tecnologico. D’altronde Sara è certa di possedere un ottimo senso dell’orientamento e sa di poterci contare.  E continua a pensare di poterci contare anche quando i quattro si ritrovano in una zona deserta pari alla quadratura delle fogne di Parigi. In aperta campagna scatta così la rissa. In un reciproco crescendo di insulti viene riesumato il navigatore. Naturalmente è scarico. Si cerca con l’aiuto di una pila il caricatore per una mezz’ora. Lo si accende (finalmente) giusto in tempo per scoprire che la zona è sprovvista di segnale satellitare. Mentre si invocano uno ad uno i reciproci defunti viene prontamente sedata una lite tra mocciose a suon di pedate. Non si sa come non si sa perché si giunge finalmente al ristorante. Tra una portata e l’altra si alternano i messaggi e le chiamate affettuose dei tre fidanzati di Sara abbandonati in terra natia. Che a breve diventeranno due vedovi perché uno è sulla pista giusta per capire e sfracellarmi come meriterei. No, adesso non pensate subito a male (per carità). E’ che come diceva quel sant’uomo di Adorno la libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta. Ecco, l’ho detta, ed è questo uno dei motivi per cui necessito di sonniferi per dormire.Ma vabbè. Pensavo nella notte, tra l’insonnia e una serie di GULP, che comunque cambiare aria mi ha fatto davvero bene. Ora sembro una serena signora di sessanta anni, come mi ha gentilmente confermato un collega stamane al lavoro, invece di una pazza isterica di diciannove. E con questo è tutto, a Voi studio. P.S. No, c’è ancora dell’altro pensandoci. Ho aperto la porta di casa, al ritorno, e ho trovato uno splendido cadeu portato dalle manine sante di Jay. Una serra con tanto di funghi all’interno. Dovreste vederla: fa un figurone tra il camino ed il divano, davvero. E poi (la speranza è sempre l’ultima a morire) hai visto mai siano velenosi?!