S_CAROGNE

Quell'eterna ripresa di una cosa sospesa


In breve. Le sovrastrutture che gli anni universitari e gli studi personali hanno impalcato dentro di voi non basteranno a tenervi in piedi quando inciamperete nei sentimenti. Sentimenti. Che parola strana.  Detta così sembra un innocuo passatempo per serate invernali. In realtà è una mina capace di far saltare in aria ciotoline di arachidi, nervi, matrimoni, salotti e parolacce.Forte della mia nuova consapevolezza, e dopo un’estate trascorsa a cercare un rimedio alla mia insonnia (non esiste), ho deciso di dare un nuovo corso alle turbolenze che mi creativizzano la vita. Perciò, dopo attenta lettura di un estratto conto (il mio) di fronte al quale sarebbe invecchiato anche Peter Pan, ho preso due decisioni. Una è quella di tornare a lavorare al ristorante (Dio se mi pesa). L’altra è quella di partire. Per l’ennesima volta (E devo dire che non mi pesa affatto anche perché scappare lontano dai guai è sempre una mossa azzeccata). Porto con me una barretta da astronauta, qualche straccio di ricambio, succhi di frutta a sufficienza ed una scatola nera (parente stretta di quella aerea) che mi consentirà di continuare a spargere il verbo per queste bande. Credo di non essere mai stata così vicina a me stessa come in questi giorni. E non so se annoverare questo mio nuovo stato tra le novità positive o meno. Coraggio, un’ultima spinta e ci siamo. In fondo è un po’ come venire al mondo.  P.S.Sull’onda di questa consapevolezza ho anche deciso di dar credito agli assunti dello psicologo che in sole (ed uniche) tre sedute ha stilato un profilo interiore di tutto rispetto: ho sempre pensato di essere una tritacazzi, invece scopro con piacere di essere una perfezionista. Mica cotiche.  Per noi bipolari: Come la perla nata dal tormento della conchiglia sono risorta frenetica e lucente.  Non mi pongo più il problema di essere pazza, ho smesso di ascoltare quella voce ruffiana che mi spingeva a crederlo prima ancora che fossero gli altri a ricordarmelo. E cerco di non alzare troppo la voce tra me e me, perché si sa che l’uso può cambiare lo stampo, anche se mai del tutto. Ho finanche smesso di dire bugie, per proteggermi da verità che non riesco a sostenere.Eppure è così difficile a volte parlare con me stessa. Mi chiedo se io sia mai stata capace di portarmi il rispetto dovuto oppure mi sia accontentata di quello altrui. Mi domando se io abbia, in coscienza, commesso tutti gli errori possibili o mi sia solo arrampicata su quelli lasciati lì da altri. E mi interrogo, infine, su tutte le occasioni sprecate, i desideri mancati, le promosse fallite senza che mai una di quelle due che mi porto dentro (la giovane che ancora muore dalla voglia di vento e di mulini e quell’altra, vecchia e stanca, che le si oppone con le tutte le sue carole) abbia potuto consolarmi. Forse, come zolle dove il cielo abita la terra, entrambe tendono a fuggire la linea di infinito affanno affinché quest’altra non colga l’inganno.   E’ stato proprio in questa estrema miseria che mi sono sentito ritornare la forza e che mi sono detto: nonostante tutto ritornerò ancora a galla, riprenderò la matita che ho abbandonato nel mio grande scoraggiamento, mi rimetterò a disegnare. E da allora sono in cammino, e la mia matita è diventata un poco più docile, e anche  a me sembra di diventarlo, giorno dopo giorno - Van Gogh