S_CAROGNE

Super Vicky.


Nella vita non sai mai cosa può succedere, ragione per la quale sarebbe meglio non attendere troppo il giorno del suicidio.Puntuale, come un voucher da 20 confezioni di Tavor alla porta di un depresso cronico, spunta dalla posta la busta dell’Inps.La apro con la cautela che dedicherei ad una bomba atomica, domandandomi cosa possa volere da me l’inps, a parte il sangue (e le bestemmie) che già le invio con puntualità mensile e rispettosa cordialità.Scopro con rinnovata sorpresa che il mio amato Governo, sì come promesso qualche giorno fa a mezzo Tg, mi ha tosto inviato (a me come a tre milioni di italiani) una simpatica letterina dalla quale si evince che, a mezzo di collegamenti internet, individuazioni di parole chiave ed operazioni telematiche (dichiarate semplici), posso arrivare a conoscere in tempo reale il dettaglio della mia posizione contributiva, quantificando il mio glorioso futuro pensionistico.Mi collego al sito dell’Inps. La prima sensazione è quella di trovarmi a Tokio senza mappa. Ma è noto: sono io che non capisco una ciola. Si sappia – per coloro che non hanno ancora ricevuto la lettera – che il passaggio dal sito è obbligatorio, poiché i furboni ti consegnano metà PIN, il resto devi ricavarlo tu. Una parola! Dopo aver cercato invano di comprendere su quale voce cliccare, ecco apparire (in alto a sinistra) la soluzione a tutti i miei mali: Vicky, l’assistente virtuale. Vicky è gentile, anche troppo. Indossa un tailleur rosso che immagino avrebbe fatto orrore anche a Mary Poppins e, a mio parere, ha gambe troppo esili e distanti l’una dall’altra. Dizione perfetta al pari della cortesia. Mi chiedo perché non compaiano mai assistenti virtuali tipo Raul Bova, preferibilmente in foglia di fico, ma questa è sempre un’altra storia. Di certo Vicky, può essere una buona compagnia nelle sere d’inverno durante le quali non si sa con chi scambiare due chiacchiere. Una valida alternativa ai call center delle aziende telefoniche.Vicky, dicevo, dopo che la signorina cordiale ed attenta, mi spiega (cinque volte) quello che devo fare, riesco a compilare il Pin e attendo di poter accedere al mio profilo previdenziale. Illusa. Mi aspettano ancora diversi passaggi e numerose incomprensioni. Vicky mi appare stremata, io me la gioco sulle domande esistenziali: come ti trovi ad essere una donna virtuale? Credi ci sia attinenza tra te e Ruby? Alle donne virtuali fanno male le gambe dopo che stanno in piedi tutto il giorno nei corridoi dell’Inps (virtuale)? E tu lavori a tempo indeterminato?Vicky, professionale ed imperterrita insiste nel ripetermi i passaggi che io insisto a non capire. Nel frattempo mi rendo conto che avrei una esistenza reale da vivere e piena di lavoro, ma non voglio mollare.Alla fine arrivo, o credo di arrivare, alla meta, MA un altro passaggio mi chiede di modificare il PIN (strenuamente conquistato poco prima) e di considerare che il cambio sarà irreversibile. Sedo l’ansia da irreversibilità che mi coglie ogni volta che dal mio pc esce fuori una domanda del tipo“sei sicuro di voler fare questo?” e mi accingo a modificare il PIN, ultimo passaggio che mi separa dalla pensione!Al terz’ultimo numero, salta la luce ed il collegamento internet va a farsi benedire! Povera Vicky! Incenerita da un fulmine!La prendo bene, in fondo, so che mai e poi mai mi rimetterò a fare tutta la trafila e che ho dato prova di resistenza notevole. Per il resto, se voglio sapere qualcosa di più sulla mia pensione, basta aprire il giornale e trovare dichiarazioni come questa.(E speriamo che le chiamate al call center durino 2min e 40 secondi.)Meno male che Silvio c’è (ancora per poco).