S_CAROGNE

Caleidoscopio


Ci amavamo nei ritagli di tempo.All'inizio infradiciati di costante frenesia, ebbri dello stupore di posare uno sull'altro i lembi dei nostri avanzi di giorni e accorgerci che combaciavano.Toglievo. Toglievi. Ciò che restava era più bello di un pizzo.Era un'opera fine di traforo quotidiano. L'azzardo le dava colore in trasparenza.Scoprivamo col fiato incastrato a mezza gola come ricavando una bella immagine da un foglio si potesse ottenere, con gli scarti, uno scenario ancora migliore. E sovrapponendoli, e facendoli girare, in un senso e nell'altro, aprire un rifugio di spiragli di luce dai margini imprevisti nell'orizzonte spento dei nostri disegni già tracciati su linee che ci pareva di poter recitare a memoria.Arrivammo al punto di vivere di briciole, consumati dal lavoro precisissimo di forbice cui sottoponevamo le ore i minuti e persino gli istanti pur di ricavare il massimo dal rapporto tra piacere e dovere, frastornati dall'eccitamento in scomode rate al quale costringevamo i nostri corpi in perenne vibrazione, incatenati nel ritmo ipnotico di frenate e accelerate che imponevamo al sangue per non perderci neanche un frammento di quel regalo inatteso fatto di rimasugli riciclati.Ma quanto è delicato e ingannevole l'equilibrio.Quanto beffarda la perfezione, che si lascia raggiungere e sfiorare abbastanza da illuderti di potertici aggrappare.Come diventa imprudente la mano avvezza a ritagliare l'ennesima forma impeccabile al fine di non sprecare nemmeno una frazione di nulla.Il gioco d'incastri ebbe fine il giorno in cui la lama, impugnata dalle nostre dita intrecciate, in un eccesso di smania perse in precisione, e con un lungo squarcio sfregiò irreparabilmente sia le tessere dei rispettivi mosaici che non volevamo smettere di costruire, che gli scampoli, con i quali ci eravamo illusi di poter tappezzare il futuro.