S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
AREA PERSONALE
Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Post n°250 pubblicato il 26 Marzo 2008 da erbavoglio_70
Lui, che potrebbe chiamarsi Marco o Paolo, è un uomo di trentadue anni, forse trentaquattro, improvvisamente colto da una strana sindrome. Pur conducendo una esistenza definita normale dal suo entourage, pur essendo simpatico e appagato dal lavoro e dal sesso, è impossibilitato a uscire dal negozio situato in fondo alla strada. O forse un ufficio, o un'auto. Il fatto importante è che in quel negozio, o in quell'ufficio, o in quell'auto, c'è una donna che non può annoverare tra i suoi affetti, non essendo una fidanzata o una amica o una parente, con la quale ha conosciuto il senso della comunicazione. Quella fatta di scambi, di silenzi e di sguardi, oltre che di parole e risate o discussioni. Con lei non è importante scegliere un argomento, perché riescono a trascorrere ore insieme pensando che siano minuti. Marco (o Paolo) è turbato dal fatto che lo sorprende sempre più spesso l'ansia non appena lo squillo del telefono o un rumore improvviso gli ricordano che il suo posto è il pianeta Terra. Lui sta così bene lì, con lei, e ritiene il mondo fuori da quella stanza crudele, o almeno dissennato. Loro non hanno fretta, piuttosto hanno bisogno di calma. Di progetti e di ricordi hanno gli armadi pieni. Il caso li ha fatti incontrare e loro sanno godere dell'inaspettata possibilità di riassaporare una sensazione paragonabile a quella da sospensione nel liquido amniotico, avulsa da critiche, giudizi e necessarie prestazioni sessuali o intellettuali. Marco (o Paolo) teme che un giorno il negozio possa chiudere, mentre la donna è consapevole del fatto che un giorno lui non andrà a trovarla. Ma di questo non parlano. Non avrebbe senso farlo, dato che non hanno obblighi reciproci, e hanno deciso di non addomesticarsi per lasciare fluire liberi i loro pensieri. Per evitare che aspettative, paure e gelosie invadano i loro pomeriggi fatti di nulla, forse, ma capaci di rendere sopportabile la teoria di convenzioni e doveri cui la vita quotidiana li chiama. A volte lui si ferma, con la mano sulla maniglia, e la saluta. Ma non apre la porta, sta troppo bene lì dov'è. Le chiede di aspettare, le sorride sapendo che anche per lei è presto. Domani non finiranno i discorsi iniziati, perché loro non ne hanno mai finito uno. Non hanno fretta, nel loro bozzolo il tempo non fa paura. |
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La storia ha inizio in un campeggio sul Garda, mio nipote, nove anni, torna al camper tutto eccitato “Papà, papà ho trovato il tunnel che porta dall’altra parte del campeggio!”; mio fratello gli chiede come ha fatto a trovarlo “Stavo seguendo una bimba... ehm... cioè... stavo facendo una passeggiata e l’ho visto. Ci andiamo?”. L’intento è chiaro, trascinare me e mio fratello su per una collina ripida alla ricerca della bimba.
Partiamo ed attraversato il tunnel ho la conferma che la salita è ripida, ci incamminiamo mentre io mentalmente maledico le bimbe.
Arriviamo fino in cima, della bimba nemmeno l’aria. Per ridiscendere abbiamo due alternative: percorrere la strada asfaltata, o tagliare buttandoci giù per due declivi erbosi; optano per quest’ultima soluzione, preoccupato mi butto giù per la prima discesa, arrivo in fondo vivo; mi butto giù per la seconda discesa, all’arrivo mi si intrecciano le gambe e mi ritrovo lungo disteso sull’erba dopo aver battuto violentemente un fianco, maledico mio fratello, SUO figlio, le bimbe con tutte le madri, sorelle e nonne.
Passiamo davanti alla sala giochi, inevitabile il pagamento del pedaggio, mio nipote ci scocca 3 euro e si fionda dentro... pare aver assorbito molto bene il fallimento della ricerca della bimba.
Mio fratello ritorna al camper mentre io, seduto su un muretto di pietra, aspetto. All’arrivo mio nipote tenta di scroccarmi due euro per ritornare a giocare (avete presente una sanguisuga?), dalla decisione con cui proferisco il mio no capisce che c’è poco da insistere; si siede accanto a me.
Gli chiedo “Allora, com’era questa bimba?” “Era una bimba!” “Si, d’accordo, ma ti piaceva?” comincia a tergiversare fino a che gli chiedo con decisione “Insomma, ti piaceva o no?” “Siiii!” esclama spazientito. Mentre si svolge questa conversazione a pochi passi da noi arriva una bambina sui pattini, mio nipote si illumina, me la indica ed esclama “E’ lei!”. La guardo e gli dico “Non mi piace, è troppo secca!”; la bambina ritorna giù per la discesa e dopo un po’ mio nipote esclama “Ecco, guarda c’è anche la sua amica!”, le guardo e gli dico “La sua amica è carina, guarda che bel sedere tondo”. Mio nipote sgrana gli occhi ed esclama sorridendo “Michele!!!” con un tono che è una miscela perfetta di stupore, divertimento e scandalo; mi colpisce con un pugno sulla spalla mentre io sorrido.
La sera ritorniamo a casa; mio nipote dalla sua postazione fissa, la play station, esclama “Papà ho imparato un trucco!”. Gli dico (il gioco è FIFA, calcio) “Perché non vai su internet, lì trovi tutti i trucchi sui giochi per la play station”, lui mi risponde con un’aria sconsolata “Mamma non vuole che vada su internet”. Vado in cucina e dico a mia cognata “Guarda che sbagli a impedirgli di usare internet, è fondamentale oggi saperlo usare”. Lei mi chiarisce l’arcano: mio nipote con un suo amichetto un giorno avevano navigato su internet, la sera stessa mia cognata riceve la telefonata della madre dell’amichetto di mio nipote la quale le dice che i bambini avevano navigato siti per adulti. Mio nipote dava la colpa al suo amico, il suo amico dava la colpa a lui, un classico. Risultato: per punizione gli è stato inibito l’uso di internet.
Mio nipote sente questa conversazione e corre a chiudersi in camera offeso perché sua madre mi ha raccontato questo terribile segreto. Mia cognata corre a tranquillizzarlo “Non gli ho detto nulla!” la rimprovero “Scusa, ma è evidente che ti ha sentito, cosa neghi?!”.
A tavola tocca a me, autorevole adulto (!?) aprire la conversazione, dico a mio nipote “Mamma mi ha detto che hai visitato dei siti interessanti, me ne consigli qualcuno?”, mio fratello strabuzza gli occhi, allora aggiungo “Vedi N. [mio nipote] è naturale che tu abbia provato la curiosità di vedere quei siti, la curiosità te la sei tolta, ora però basta, quelli sono siti che sono fatti per i grandi”, mio fratello mi rivolge ancora sguardi carichi di perplessa disapprovazione, allora aggiungo “Anzi, nemmeno i grandi dovrebbero guardarli” mio fratello esclama soddisfatto “Ecco!!!”, penso “Mi è andata bene!”.
La mattina dopo sono in partenza; seduto sul divano, postazione play station, dico a mio nipote “Allora me lo dai qualche indirizzo interessante? Però scrivimeli se no me li scordo”, lui mi chiede stupito “Perché vuoi saperli?”, gli rispondo “Voglio guardare anch’io le tettone e i sederoni” ancora una volta mio nipote esclama strabuzzando gli occhi “Michele!!!”, e, mentre io sorrido, mi dà il solito pugno sulla spalla.
Nell’imminenza della partenza, la valigia nell’ingresso, mentre mi intrattengo con mio fratello e mia cognata, vedo mio nipote che apre un angolo della valigia, ci mette dentro qualcosa e lo richiude.
Sono a casa, apro la valigia e ci trovo un biglietto con su scritto www.donnenude.it. Visito il sito e mi rendo conto che si tratta della solita fregatura per adolescenti: una serie di link ciascuno dei quali rimanda a qualcos’altro, di donne nude appena l’odore.
Mando a mia cognata il seguente sms “Dì a N. [mio nipote] che l’indirizzo che mi ha dato è robetta da principianti. La prossima volta che vengo a Guastalla gli porto io qualche indirizzo per il quale vale la pena di prendere una punizione”.
Mia cognata, di solito rapidissima nel rispondere agli sms, non mi ha ancora risposto... che stia meditando insieme a mio fratello la mia interdizione?
Com'è la cosa dei tre incontri senza congiunzione carnale? Me la spiegheresti bene, ché m'interessa? -v-
- perso: sprecato
- perduto: sottratto, smarrito, scomparso
-v-
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(Eloquente, non c'è che dire)
Prendo la lavagnetta, o ci siamo? -v-